Navracsics, di fronte alla Commissione Cultura del Parlamento europeo che dovrà su di lui esprimere un parere motivato, si è definito un convinto europeo, un fan dell’Europa unita, un pio credente nei valori fondamentali alla base dell’Unione europea. Nelle due ore e mezza di audizione e in mezzo alle decine di domande degli eurodeputati scettici sulle sue reali intenzioni, avrà pronunciato la parola “freedom” almeno una trentina di volte, tanto che a un certo punto sembrava di essere a un discorso di Martin Luther King.
A sentire lui, non solo l’Europa è nel cuore del governo di Viktor Orban – dal quale è stato nominato commissario europeo e del quale è stato ministro per anni – ma in Ungheria non c’è e non c’è mai stato alcun problema con la libertà di stampa, né di espressione, né di indipendenza della magistratura e della Banca centrale.
Eppure parliamo dello stesso Paese che non oltre due anni fa si è trovato al centro di un’accesa polemica internazionale per una riforma comunemente considerata liberticida nei confronti della stampa, del sistema giudiziario e bancario, tant’è che Bruxelles ha dovuto minacciare di chiudere i rubinetti dei fondi europei per frenare la frenesia del governo Orban il quale, va detto, gode in madre patria di una maggioranza plebiscitaria – forse proprio per il controllo di stampa e Ong?
Eppure Navracsics, che ogni tanto abbozzava anche qualche sorriso – cosa che gli riusciva piuttosto difficile – si è detto pronto e onorato a guidare l’Educazione e le Politiche giovanili europee, portafogli nel quale rientra niente meno che il progetto Erasmus +, che rischia di finire in mano a un uomo il cui governo vuole complicare la vita ai giovani ungheresi laureati che vogliono andare a lavorare all’estero.
Navracsics ha dato un esempio formidabile di quello in cui il suo Premier, Viktor Orban, è un maestro: la politica della doppia faccia. Docile e mansueto a Bruxelles, scatenato e irriverente a Budapest. Navracsics, come Orban, ha capito benissimo che fare casino a Bruxelles non gli conviene per niente, meglio starsene zitto, far buon viso a cattivo gioco e poi, tornato a casa sua raccontare la verità che preferisce e schiacciare il dissenso.
Peccato che Juncker abbia deciso di affidare a Navracsics proprio il portafogli Educazione, politiche giovanili e cittadinanza. Barara Spinelli ha parlato di “provocazione”… un modo politically correct per dire “presa per i fondelli”.
@AlessioPisano
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