Giornata ricca di uscite, questo giovedì autunnale. Porta con sé la tragicomica rapina tutta napoletana di ‘Take Five’, la favola sotterranea degli irresistibili ‘Boxtrolls’, vecchi e nuovi ceffi della saga ‘Sin City’ e ‘Medianeras’, la storia di due cuori solitari reciprocamente nascosti nella capitale argentina
Dopo nove anni dal rivoluzionario noir-action tratto dalle graphic novel di Frank Miller, tornano sul grande schermo la mascella e i soliloqui malinconicamente testosteronici di Marv/Mickey Rourke, le forme vendicative di Nancy/Jessica Alba e Gail/Rosario Dawson, e la corruzione volgare del senatore Roark/Powers Boothe. Stavolta si aggiungono diverse guest, come Lady Gaga e Ray Liotta, ma è Eva Green la femme fatale a svettare in questo Sin City – Una donna per cui uccidere. Girato completamente in green screen annienta anche quelle rare scenografie reali del suo precedente in un’esperienza visiva che nel 3D è musica per gli occhi. Soprattutto in un mondo senza più videoclip che si rispettino. La generazione di riferimento, quella al botteghino soldi in bocca, ne andrà matta. Il resto è la più alta commistione tra carta e pellicola. Anzi, tra fumetto e digitale. L’incontro tra un artista narrativo come Miller e l’imprevedibile regista cowboy Robert Rodriguez resta una sicurezza nel suo genere: il loro è un moderno Colosseo mutuato dalle poltrone cinematografiche in una catarsi di sangue e pallottole, dove a dipartire sono più che altro i cattivi.
In Boxtrolls invece, nuovo gioiellino di stop-motion – tecnica di animazione a scatti fotografici su pupazzi – e computer grafica della Laika – i creatori di Coraline e ParaNorman – i cattivi non muoiono. Piuttosto si piegano a reazioni allergiche tutte da ridere. Come quella del cacciatore di simpatici mostriciattoli: Arraffa. Uovo è un bambino adottato ancora neonato dalla comunità di troll del sottomondo di Pontecacio, cittadina vittoriana di produttori di formaggi con a capo Lord Gorgon-Zole. Avventure, inseguimenti, sketch a go go con rimandi caseari e gli spassosi mostri in scatola circondano il ragazzo nella scoperta della sua identità umana, non senza un pizzico di morale favolistica e colorata suspance. Gran film dall’animazione geniale, contiene oltre ai consueti merchandising dietro l’angolo, una qualità estetica altissima che poteva essere un capolavoro. Però latitano immagini fotografiche forti che s’imprimano indelebili nella memoria, sostituite da un comico e mirabolante scorrazzare di ogni puppet animato tra la cittadina e le gallerie del sottosuolo. Da guardare fin dopo i titoli di coda.
I canali sotterranei di Napoli non sono accoglienti come quelli di Pontecacio. Ma collegano il sistema fognario al sicuro caveau di una banca. Esordiente lo scorso anno presentando il film al Festival Internazionale del Film di Roma, Guido Lombardi ha bello sguardo registico e buone mani in scrittura. I cinque rapinatori assortiti – tra cui un giocatore incallito, un ex-boss depresso e un ex-rapinatore cardiopatico – con il suo Take Five sono un chiaro richiamo all’omonimo brano di Dave Brubeck. Ma i citazionismi di questo film multi-direzionale pescano anche da pellicole come Traffic, I soliti ignoti e The Snatch tarantineggiando un po’ troppo, soprattutto nella commistione (o sovrabbondanza) di generi. Troppe direzioni diverse per una sola opera. Tutte buone idee, intendiamoci. E anche realizzate con uno stile invidiabile che merita senza dubbio un’altra chance. Ma come dicono i nonni, “le ricette più buone sono quelle più semplici”. L’opera prima si perde così tra le sue mille trovate, quando, con una capacità autoriale del genere dallo stesso materiale sarebbero potuti venire fuori anche due film. Restano due ore di commedia, dramma, poliziottesco e heist-movie in chiave partenopea mischiati come un bel mazzo di carte truccate per chiamare piatto.
Caotica quanto e più di Napoli, la Buenos Aires di Gustavo Taretto, altro esordiente di talento, ne estende il corto omonimo del 2005 in un’atipica love story tra due solitari e un po’ patetici vicini di casa. Lui, Javier Drolas, creatore di siti web e topo d’appartamento, lei Pilar López de Ayala, vetrinista insoddisfatta. Entrambi attori formidabili in maschera, sono Yin e Yang tra i grattacieli. S’incontreranno? Buon racconto Medianeras, ma forse molte scene andavano spuntate appena, per una durata meno prolissa.