La trattativa tra Diego Armando Maradona e la Federcalcio palestinese esiste ed è reale, non può essere liquidata come una voce di corridoio. Anche se l’avanzamento viene definito “difficile” dalle fonti consultate da ilfattoquotidiano.it, molto vicine ai protagonisti. Proprio oggi, però, è una giornata chiave e in serata il quadro potrebbe essere definito, in un senso o nell’altro. Il Pibe de Oro è quindi davvero il candidato alla guida della Palestina nella prossima Coppa d’Asia. La notizia era stata lanciata dal portale Arabs48, vicino alla comunità araba in Israele, che aveva parlato di “cosa fatta” e confermata da fonti russe e arabe. Ma dopo l’iniziale silenzio, la smentita era arrivata nel pomeriggio di ieri tramite Susan R Shalib, direttrice del dipartimento internazionale della federazione palestinese, sentita dal quotidiano spagnolo Marca.

“Sono solo rumors. Il nostro presidente ha già detto che il prossimo allenatore della Palestina sarà un palestinese”, la stringata dichiarazione della Shalib. Mentre altre fonti vicine alla Federcalcio di Ramallah, citate dall’Aki-Adnkronos International, nel tardo pomeriggio di ieri auspicavano che “sia ora il Pibe de Oro a proporsi”. Né l’una nell’altra. Nel senso che non si può dare per certo che sarà Maradona a guidare la formazione palestinese, ma di certo non si tratta solo di un’ipotesi suggestiva. Dopo le dimissioni del tecnico giordano Jamal Mahmoud, rassegnate lo scorso mese per “motivi personali”, la Palestina tenta dunque di avvicinare un nome di primo livello per la sua prima storica partecipazione alla Coppa d’Asia, in programma nel gennaio 2015 in Australia, che vedrà la nazionale araba impegnata nel girone D con Giappone, Iraq e Giordania.

Più volte in passato Maradona ha manifestato la propria vicinanza alla causa del popolo palestinese. Nel 2012 venne immortalato con una kefiah al collo mentre abbracciava il fan che gliel’aveva donata e disse “Viva la Palestina” alla telecamera che lo inquadrava, facendo il segno di vittoria con le dita. Alcuni mesi dopo, mentre era alla guida dell’ al- Wasl, dichiarò ai giornalisti d’essere “il sostenitore numero uno del popolo palestinese, li rispetto e simpatizzo per loro e sostengo la causa di questa nazione poiché mi oppongo all’ingiustizia”.

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