La testimonianza di Bernard Bailly, proveniente dal Burkina Faso ed ex dipendente della Dielle, che si occupa del recupero di rifiuti plastici. “A volte, tra i rifiuti, trovavamo siringhe e materiale ospedaliero” – rivela il ragazzo – “Non eravamo adeguatamente attrezzati. Lavoravo per una cooperativa ma era l’azienda che decideva tutto, dagli orari al permesso di andare in bagno. Otto ore di lavoro giornaliera, puoi andare in bagno una sola volta nella pausa. Erano i capi a decidere quando potevamo timbrare. E la cassa integrazione non c’era”. E aggiunge: “Quando non lavori come dicono loro, ti mandano via. Ci dicevano anche “negri di merda”. un certo punto abbiamo deciso di ribellarci. Ci sono stati arresti e processi per direttissima. E ora i lavoratori sono in sciopero da più di 4 mesi”. Ma puntualizza: “Gli italiani dicono che noi rubiamo il lavoro, ma gli italiani sono stati immigrati in passato. Molti non accettano il lavoro che faccio io”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione