Il peso del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia che si aprirà il prossimo 5 ottobre è tutto sulle sue spalle. È il cardinale Lorenzo Baldisseri, nativo di Barga, un paesino di 5mila abitanti in provincia di Lucca celebrato nelle poesie di Giovanni Pascoli, con un passato di 39 anni in giro per il mondo al servizio diplomatico della Santa Sede. Papa Francesco lo ha indicato come il “responsabile principale” del dibattito che, per due settimane, vedrà protagonisti in Vaticano 253 padri sinodali. Tanti i temi all’ordine del giorno: dalla poligamia, ai matrimoni combinati e misti fino a quelli gay, alle povertà di ogni tipo che creano spesso le condizioni per separazioni, divorzi, fallimenti, alle unioni di fatto e alla contraccezione. Base di partenza della discussione le risposte di un questionario compilato, per volere di Bergoglio, da fedeli e non dei cinque continenti.
Eminenza, il Papa ha celebrato recentemente 20 matrimoni e quasi tutte le coppie di fidanzati avevano già figli, alcune erano divorziate con annullamento della precedente unione. C’è una presa di coscienza da parte delle gerarchie della Chiesa che i fedeli non rispettano l’insegnamento ecclesiale sulla sessualità, in particolare sulla contraccezione?
Il Papa ripete spesso che tutti noi siamo peccatori, lui per primo, e abbiamo bisogno della misericordia. Chi ha la coscienza di avere una fede si sente in colpa e si dice peccatore. Questo per me è molto importante: che una persona riconosca la trascendenza. Questo sentire dentro di noi che c’è un giudice spirituale che ci rimprovera è fondamentale. Pio XII diceva che il maggiore peccato di questo secolo è che nessuno si sente peccatore, che si è perso il senso del peccato. Papa Francesco sottolinea molto questo aspetto perché in America latina c’è ancora una fede tale che mette gli uomini in condizione di chiedere perdono a Dio. Noi europei, invece, siamo più razionalisti e stiamo perdendo questa dimensione giustificando tutte le nostre azioni. L’insistenza sulla misericordia non è voler giustificare i peccati, ma riconoscere la verità del peccato, cioè del disordine che è avvenuto, ma anche la fragilità del peccatore che è capace di chiedere perdono. Quello che è importante è vedere le persone come sono, una a una, evitando, come dice il Papa, di fare della casistica teorica, ovvero di stabilire un principio e tutti devono entrare in quelle piccole categorie costruite a tavolino. Certo i principi sono necessari, ma prima vengono le persone con la loro vita. San Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica, “Redemptor hominis”, ha scritto che “l’uomo concreto è la via della Chiesa”. Ciascuna persona ha una sua storia e non entra in nessuna casella. L’espressione del Papa della Chiesa come ospedale da campo vuol significare proprio questo. Io ho davanti a me tanti feriti. Cosa faccio? Dobbiamo essere samaritani e fare di tutto per guarirli con tutti i mezzi necessari. Lo sviluppo teologico che c’è mi deve portare a poter guardare la realtà ed è da lì che sono stimolato a capire di più e a trovare una soluzione. Nulla è statico. C’è la continuità. È come una persona che da un cromosoma diventa adulto. Questo non si capisce a volte e si mettono stereotipi.
Quali sono le nuove sfide della famiglia? E in che modo la Chiesa si deve aggiornare?
Innanzitutto è necessario annunciare il vangelo della famiglia. La Chiesa insegna che la famiglia è costituita da un matrimonio tra un uomo e una donna con i figli. Quello che è da verificare è se questo insegnamento è conosciuto e praticato. L’istituzione matrimonio-famiglia è solida. Allo stesso tempo oggi è necessario rivedere non la dottrina che è quella insegnata da Cristo, ma quello che è l’impatto della realtà attuale nei confronti della dottrina. O viceversa la dottrina calata nella realtà, ovvero la pastoralità. Non ci deve essere una rottura tra teologia, verità, dogma e pastorale. Ci deve essere un rapporto intimo perché sono un corpo unico. Questo dovrà essere compreso sia dalla gente sia dagli operatori del campo teologico e pastorale. La cattedra e la pratica devono andare insieme. Devono costituirsi in una linea che assicura che l’insegnamento della dottrina sia applicato e conservato nel tempo.
I divorziati risposati si aspettano che alla fine del Sinodo, il 19 ottobre prossimo, potranno ricevere la comunione. Cosa si può dire loro?
Il tema dei divorziati risposati sarà uno dei temi dei lavori sinodali. Non l’unico, ma quello che avrà più impatto nell’opinione pubblica. Comunque si deve tener presente che ci sarà un secondo Sinodo nell’ottobre del 2015 con un ulteriore momento di riflessione e sarà quell’assemblea a consegnare al Papa le conclusioni del lungo cammino che stiamo vivendo. Certamente la Chiesa si interessa dei divorziati risposati e li considera suoi figli. La fede non è contro ma per il bene delle persone e della società.
Diversi cardinali, tra i quali il prefetto dell’ex Sant’Uffizio e curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger, Gerhard Ludwig Müller, hanno scritto un libro nel quale si sono dichiarati contro le aperture ai divorziati risposati espresse da Walter Kasper e da Papa Francesco. Era opportuno fare uscire questo testo alla vigilia del Sinodo?
Non esprimo al riguardo alcun giudizio. Ciascuno ha la sua coscienza ed è libero di potersi esprimere. Questa libertà è stata data ufficialmente dal Papa. Ognuno, però, deve tener conto della sua responsabilità e che ci sono delle situazioni istituzionali. Ciascuno scelga il luogo e il tempo. E su questo le opinioni possono essere divergenti o differenti. Io lascio la responsabilità a ogni persona.
Nel documento preparatorio i fedeli sottolineano la “contro testimonianza della Chiesa” puntando il dito contro la pedofilia e la vita agiata del clero. Il Sinodo si apre con gli arresti domiciliari per l’ex nunzio Jozef Wesolowski accusato di abusi su minori e pedopornografia. Parlerete di pedofilia?
È un tema doloroso e triste che ha colpito la Chiesa in questi ultimi tempi come anche altre istituzioni, solo che per l’istituzione ecclesiale è una responsabilità ancora maggiore per la missione morale che hanno i suoi uomini. Il Sinodo tratterà di moltissimi temi e si parlerà sicuramente anche delle violenze, degli abusi all’interno della famiglia e qui il discorso si allargherà anche alle istituzioni che aiutano la famiglia nell’educazione e che sono coinvolte in questo aspetto negativo. Non so se verrà fuori il tema della pedofilia in maniera diretta o indiretta. È abbastanza chiaro a tutti quanto la Chiesa ha fatto e sta facendo per combatterlo.
Nel suo ultimo libro “Non è Francesco” Antonio Socci afferma che durante il conclave sono state violate le norme che lo regolano e quindi che l’elezione di Bergoglio è “nulla e invalida”. Lei che era il segretario del conclave cosa risponde?
Escludo nel modo più assoluto che sia stata violata alcuna norma. L’elezione di Papa Francesco è avvenuta regolarmente e Bergoglio è stato eletto validamente.