In un mio precedente post annunciai l’esposto da parte del Controsservatorio Valsusa al Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp) relativamente alla questione Tav.
Ora il Tpp si è espresso con nota del 20 settembre scorso affermando testualmente che:
La questione posta dal ricorso Tav è di grande interesse generale, posto che essa riguarda numerosi altri casi di opere pubbliche di grande importanza, europee ed extra europee. Non per nulla essa è stata fatta oggetto di una Convenzione internazionale ed è trattata in varie sentenze della Corte europea dei diritti umani che toccano temi ambientali. In ordine alla questione della idoneità e adeguatezza delle consultazioni, si pongono problemi importanti di carattere generale che, anche alla luce della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e della Corte interamericana di San José, prospettano temi di grande complessità e importanza, probabilmente non definibili con regole generali e astratte, ma piuttosto legati alle peculiarità di ciascun caso.
In particolare merita l’attenzione del Tpp l’indagine – nella concreta esperienza vissuta dalle popolazioni interessate ‒ sulla natura e finalità delle procedure di consultazione e quella del rapporto/limiti di prevalenza dell’interesse generale rispetto a quello locale. Si tratta di questioni che si prestano a discussione e approfondimento mettendo a confronto vari casi che le mettono in evidenza, in vista dell’assunzione di posizioni di principio. Questo ricorso ‒ esaminato insieme e in raffronto ad altre simili vicende ‒ potrebbe valere come veicolo o occasione di approfondimento di temi destinati a investire prepotentemente il dibattito giuridico e politico. […]
La vicenda Tav costituisce per il Tpp – insieme e in raffronto ad altre similari vicende europee ed extra europee – l’occasione di approfondimento e di dibattito, non per gli aspetti più strettamente tecnici (affidabilità o meno di dati economici e/o di rischio per la salute), quanto per ciò che riguarda le finalità e l’effettività delle procedure di consultazione delle popolazioni coinvolte e l’incidenza sul processo democratico. Sempre più chiaramente si evidenziano anche nei Paesi cosiddetti “centrali”, situazioni ‒ più volte rilevate nei Paesi del Sud anche in sessioni del Tpp per quanto riguarda il rapporto tra sovranità, partecipazione delle popolazioni interessate, livello delle decisioni politico-economiche – che mettono in discussione e in pericolo l’effettività e il senso delle consultazioni e la pari dignità di tutte le varie componenti delle popolazioni interessate.
In conseguenza di queste premesse, il Tribunale avvierà un’istruttoria per valutare se effettivamente per realizzare l’opera non sono stati violati i diritti delle popolazioni locali, istruttoria che presumibilmente terminerà nei primi mesi del 2015. Il procedimento aperto è il primo, nei 35 anni di storia del Tpp, che affronta problemi di violazione di diritti fondamentali connessi alla realizzazione di un grande opera in Europa: segno che esistono i presupposti per ipotizzare che la Val di Susa rappresenti un laboratorio di ricerca avanzata di una nuova politica coloniale diversa nelle forme rispetto a quelle tradizionali ma non per questo meno devastante.
Quando in un mio post precedente parlai dell’esposto al Tpp ci fu chi commentando disse che il Tribunale non contava nulla. Certo il Tpp non può fermare un’opera ma il suo giudizio non può passare inosservato presso la comunità internazionale. Esso è erede del Tribunale Russell ed è composto da eminenti personalità della cultura internazionale, fra cui anche premi Nobel.
Ciò detto, ritorno su quanto ho ripetuto da questo mio piccolo spazio. Quante volte le opere sono di pubblica utilità solo di nome e quante volte in nome di un presunto interesse pubblico vengono calpestati i diritti di chi abita il territorio? Pensiamo ai grandi impianti idroelettrici in Cina, nel sud-est asiatico, e nel Sudamerica. Pensiamo alle persone deportate, oltre che ai territori distrutti ed ai microclimi alterati. Quale consultazione democratica avviene in questi casi? E questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare.
Ma penso anche alla frase dello scout contenuta nell’intervista al Corsera del 13 luglio scorso: “Nel piano SbloccaItalia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario… Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni fra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini.…”. Comitatini. Ecco, la popolazione locale che si esprime contro una grande opera è definita con disprezzo “comitatino”. Questo la dice lunga su quanto dia peso il nostro leader alla consultazione dei cittadini ed all’opposizione di chi vive sul territorio. E lui che si autodefinisce “democratico”. E magari anche ci crede.