Si spengono le speranze sull’efficacia della terapia contro l’Hiv somministrata dalla nascita. Il virus è ricomparso anche sul bambino italiano sottoposto a trattamento a dodici ore dal parto. Il “bimbo di Milano” condivide la stessa sorte della bambina statunitense, che rispose bene ai farmaci antiretrovirali ma nel cui sangue, una volta sospesa la cura, ricomparve il virus.
Il caso è descritto su The Lancet e dimostra “purtroppo che la guarigione dall’Hiv può essere solo apparente”, spiega Mario Clerici, del dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti dell’università Statale di Milano-Fondazione Don Gnocchi che ha in cura il bambino. “Il piccolo ora ha 5 anni, ha ripreso i farmaci e da un anno per effetto delle terapie il virus è ancora scomparso. Ma non si può più parlare di guarigione”. Non solo. Per la prima volta al mondo gli scienziati milanesi hanno verificato che “l’Hiv lascia sul sistema immunitario delle tracce indelebili, anche nel periodo in cui il virus sembra completamente sparito dall’organismo. È come quando si cammina sul cemento ancora fresco: le impronte rimangono per sempre”, sottolinea Clerici.
Il bambino è nato nel 2009 al reparto di Pediatria del Sacco di Milano. La madre in passato aveva fatto uso di droghe endovena, ma ignorava di essere Hiv-positiva. Quando il neonato è venuto alla luce i test hanno individuato una quantità elevatissima di virus nel sangue del piccolo e entro le prime 12 ore di vita i medici hanno quindi iniziato la profilassi antiretrovirale forte. I tassi di Hiv sono crollati e, dopo 6 mesi, del virus non c’era più traccia.
Dopo l’interruzione della terapia richiesta dai genitori del piccolo, l’infezione è riapparsa rapidamente. “Abbiamo dimostrato che le analisi immunologiche possono rivelare la mancanza di guarigione anche quando il virus sembra completamente scomparso”. Un’evidenza che non era stata raggiunta nel caso della bambina americana e nemmeno in Timothy Borown, il famoso “paziente Berlino” ritenuto oggi l’unico adulto guarito dall’Hiv.