Nuovi intoppi per il piano anti-deflazione e pro crescita di Mario Draghi. Dopo il voto contrario della Bundesbank di Jens Weidmann, secondo l’agenzia Bloomberg anche il francese Christian Noyer, nel consiglio direttivo della Banca centrale europea che si è svolto giovedì a Napoli, ha votato contro il piano di acquisti dei prestiti bancari impacchettati negli Abs. Mettendo a nudo alcune crepe che potrebbero rendere la strada tutta in salita se Draghi fosse costretto a mettere ai voti un vero e proprio piano di ‘quantitative easing‘, cioè di acquisto di titoli di Stato. Le motivazioni del governatore francese, scrive Bloomberg, sono che gli acquisti degli Abs dettagliati da Draghi insieme all’analoga operazione sui covered bond verrebbero effettuati da broker esterni, senza ricorrere a quella che la Banca di Francia ritiene una sua solida esperienza. Weidmann ha invece votato contro perché ritenne che comprare Abs esponga a troppi rischi il bilancio della Bce. Un’opinione condivisa dal governatore austriaco Ewald Nowotny, che però si è alla fine espresso a favore.
Le resistenze delle due principali economie dell’Eurozona sono un assaggio delle perplessità di molti Paesi sul quantitative easing, politicamente indigeribile nel Nord Europa di fronte alla difficoltà di mettere sotto controllo il debito, e dunque la solvibilità, di alcuni Paesi del Sud. Ma con un’Eurozona che flirta con la stagnazione (prezzi a +0,3% a settembre), l’Italia per la terza volta in recessione dal 2008, in deflazione e con un debito a oltre il 135%, potrebbe essere il precipitare stesso degli eventi a mettere la Bce al muro. I mercati potrebbero diventare impazienti, come accaduto giovedì quando tutte le Borse europee sono calate a picco e Piazza Affari, in particolare, è stata spinta in profondo rosso dall’intervento di fondi speculativi che hanno forzato il listino al ribasso. L’andamento dell’euro, sceso venerdì a nuovi minimi da oltre due anni a 1,25, fa ben sperare. Ma, dice il segretario generale dell’Ocse Angel Gurrìa, “la Bce non può fare tutto”. “I governi devono fare il loro lavoro”. Il che probabilmente faciliterebbe anche i rapporti all’interno del board dell’Eurotower.
Peraltro la Banca di Parigi si mette di traverso rispetto al piano di Draghi proprio mentre il governo francese è sotto i riflettori per essersi “ribellato” ai paletti europei sui conti pubblici. Secondo il sito web de Le Figaro la Commissione Barroso, ormai in uscita per essere rimpiazzata da un nuovo esecutivo che vedrà il “falco” Jyrki Katainen coordinare i portafogli economici tra cui quello nelle mani del francese Pierre Moscovici, “avrebbe l’intenzione di sanzionare Parigi per la violazione dei suoi impegni” e “non ha altra opzione che rinviare la copia della legge di bilancio a Parigi entro fine mese”. Fonti europee hanno confermato all’agenzia Ansa che “la situazione è complicata” anche se “in questo momento non sono previste sanzioni, ma semmai solo il rinvio per la revisione” entro 15 giorni dal ricevimento del documento, che deve esser presentato entro il 15 ottobre.