Tace Luciano Violante, tace il Pd. Sono passate più di 24 ore da quando il Movimento 5 Stelle ha affermato in aula che il candidato su cui i democratici puntano da ben 16 votazioni non ha i requisiti di eleggibilità alla Consulta, e dall’articolo di ilfattoquotidiano.it che ha trovato ulteriori conferme alla denuncia, ma nessuno degli interessati ha ritenuto opportuno chiarire come stanno le cose. Come se, soprattutto dopo l’analogo caso Bene per il Csm, il (fondato) sospetto che al massimo organo giuridizionale dello Stato possa essere eletto un candidato privo dei requisiti di legge sia una questione da poco. “Sarà forse che si siano accorti che abbiamo ragione? Io temo di proprio di sì”, nota su Facebook il deputato M5S Danilo Toninelli, che ha sollevato il caso. “Detto questo – ha proseguito – non ci illudiamo perché sappiamo bene quanto le interferenze della politica possano incidere sulle decisioni di organi di controllo e garanzia”.
I requisiti sono fissati dall’articolo 135 della Costituzione: “I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrativa, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d’esercizio”. Violante ha lasciato la magistratura a suo tempo da giudice istruttore, quindi non appartiene a magistrature superiori (Cassazione, Corte dei conti, Consiglio di Stato e la stessa Consulta). Non è neppure avvocato. E’ stato sì professore ordinario all’università di Camerino, unica docenza segnalata nei suoi curriculum pubblici, ma ilfattoquotidiano.it ha avuto conferma dall’ateneo marchigiano che Violante non è più docente “dal 30 dicembre 2009”, data in cui è andato in pensione (e peraltro per molti anni precedenti risultava in aspettativa da parlamentare). La lettura dell’articolo 135 non lascia dubbi: la dizione “anche a riposo” è riferita ai soli magistrati superiori, e non ai docenti e agli avvocati. Ulteriori verifiche di ilfattoquiotidiano.it con fonti qualificate hanno escluso l’esistenza di altre norme che interpretino o specifichino in modo diverso quei requisiti.
Comunque sia, al momento non è arrivata ancora alcuna presa di posizione ufficiale degli interessati, e le smentite anonime circolate oggi sui quotidiano fanno acqua. C’è chi cita il precedente dell’attuale giudice costituzionale Paolo Grossi, che sarebbe entrato in carica quando era “in quiescienza”. In realtà il giorno della nomina, il 17 febbraio 2009, Grossi era docente in carica, come spiega il giorno dopo il Corriere della Sera, che lo descrive “attualmente docente di storia del diritto medievale e moderno all’ Università Suor Orsola Benincasa di Napoli”. Incarico che, si legge nei curriculum di Grossi facilmente reperibili online, ha lasciato “il 23 febbraio 2009, al momento del giuramento come giudice costituzionale”. Dal fronte Pd, qualcuno ha fatto circolare virgolettati apocrifi secondo i quali “Violante è ancora professore universitario”, ma non si sa di quale università, visto che da Camerino si è congedato.
Nessun giudizio di merito, naturalmente, sulla persona di Luciano Violante, le cui quotazioni sono date peraltro in calo nella palude che si è creata in Parlamento sull’elezione dei due giudici mancanti. Se l’ex presidente della camera supererà finalmente il quorum, sarà la Corte costituzionale a giudicare sui suoi requisiti rispetto all’articolo 135, e a stabilire se quell'”anche a riposo” scritto a suo tempo sulla Carta soltanto in relazione ai magistrati può essere in qualche modo “scavalcato”. Ma il dubbio che qualcuno possa diventare giudice costituzionale aggirando la costituzione andrebbe chiarito prima.