La scure di Sergio Marchionne si abbatte anche su Fernando Alonso, che a breve ufficializzerà il suo addio anticipato alla Ferrari. Dopo aver fatto fuori ad aprile il direttore della gestione organizzativa Stefano Domenicali (sostituito nel ruolo da Marco Mattiacci, uomo non di campo ma di business e di pubbliche relazioni, che lasciava presagire sarebbe rotolata ben presto un’altra e ben più importante testa) e a settembre il presidente Luca Cordero Di Montezemolo, il manager abruzzese si libera anche del pilota spagnolo.
Fernando Alonso ha un contratto fino al 2016 di circa 20 milioni l’anno – in cui non è chiaro se esista o meno la cosiddetta opt-out clause, ovvero la possibilità per il pilota di rescindere senza pagare penali in caso di risultati non soddisfacenti – e pare ne abbia chiesti 30 per allungarlo di altri due anni. Di certo c’è che ora si accaserà alla McLaren Honda con un triennale da 100 milioni. “Non vivo su Marte, conosco i rumors e la tempesta che è in corso, ma quello che dobbiamo fare qui è trovare un’armonia e lottare in pista per battere la Williams nella lotta per il terzo posto del mondiale costruttori, la nostra prima priorità”, ha detto ieri Alonso da Suzuka, Giappone, dove domenica (alle ore 8 italiane, diretta su Sky e replica alle 14 sulla Rai) andrà in scena il quintultimo GP della stagione.
“Alonso per me è il miglior pilota del mondo in gara. A noi ha dato tutto, è andato vicinissimo al titolo nel 2010 e nel 2012. Sia lui sia noi speravamo di fare meglio e soprattutto lui non si è mai tirato indietro, vedi i punti di differenza con i suoi compagni. Devo solo ringraziarlo. Ma non è scontato né che vada via né che rimanga”, l’ha salutato invece Montezemolo, nella sua ultima uscita pubblica da presidente della Ferrari al Salone dell’Auto di Parigi, dove da domani sarà possibile ammirare l’ultimo gioiello della casa di Maranello: la 458 Speciale A. Con queste dichiarazioni incrociate, il divorzio all’italiana a lungo sussurrato nei paddock è quindi diventato (quasi) ufficiale.
Non se l’è sobbarcato Marchionne di persona, lasciando l’onere dell’annuncio a Montezemolo, probabilmente solo per rimarcare ancor di più la cesura netta tra il vecchio e il nuovo corso Ferrari. Il passaggio di consegne tra Montezemolo e Marchionne avverrà il 13 ottobre, da allora ogni giorno è buono per l’ufficializzazione dell’addio di Alonso. Arrivato in Ferrari nel 2010, il pilota spagnolo lascia per ora con tre secondi posti su quattro campionati, tutti ottenuti, è parere unanime tra gli esperti, a dispetto di una macchina che non l’ha di certo aiutato. La Ferrari non vince infatti un titolo piloti dal 2007 (Raikkonen) e un titolo costruttori dal 2008 (Raikkonen e Massa), e con la nuova F14T (leggi FIAT) quest’anno non riuscito a raccogliere più di due podi: terzo in Cina, secondo in Ungheria. A 33 anni Alonso non può più aspettare, e con la McLaren Honda avrà una macchina capace di tornare immediatamente a vincere.
D’altra parte la nuova triade Marchionne, Mattiacci e Felisa che regna a Maranello ha bisogno di più tempo per tornare in cima, quanto si capirà anche dalla scelta del nuovo pilota. Fosse Sebastian Vettel, il favorito, che a 27 anni ha già vinto tutto con la Red Bull e può quindi aspettare, ma non troppo, vorrebbe dire che il cavallino rampante vuole tornare lassù in fretta. Come ha detto lo stesso Marchionne da Parigi: “Per la Ferrari va bene vendere belle macchine, ma l’importante è che sia una scuderia vincente in pista”. Arrivasse invece il giovane Jules Bianchi, prodotto del vivaio Ferrari ora alla Marussia, significa che la triade ha impostato un piano a più lungo termine. Sembra invece essersi raffreddata l’ipotesi dell’attuale leader della classifica Lewis Hamilton, 29 anni. Dalla scelta tra Vettel e Bianchi, e soprattutto dal valore della nuova macchina, si vedrà la bontà delle scelte di Marchionne. Tagliare teste è facile, ricostruire dalle macerie assai più impegnativo.