Gruppi di appartenenti ad Anti-OccupyCentral, distinguibili dal nastro blu, e di persone senza distintivi di riconoscimento, hanno cominciato a distruggere le tende e i manifesti dei ragazzi. Per tutta risposta nel pomeriggio gli studenti hanno annullato i vertici previsti con le autorità locali, accusando la polizia di aver "chiuso gli occhi" sugli attacchi
Non più solo scontri tra i manifestanti di Occupy Central e la polizia. A Hong Kong la violenza scoppia nel quartiere popolare di Mongkok tra gli studenti, che da una settimana chiedono più democrazia, e i residenti. I ragazzi che hanno occupato l’incrocio fra l’arteria Nathan Road e Argyle Street sono stati aggrediti. Gruppi di appartenenti ad Anti-OccupyCentral, distinguibili dal nastro blu, e di persone senza distintivi di riconoscimento, hanno cominciato a distruggere le tende e i manifesti degli studenti. Secondo quanto si legge sul South China Morning Post, i residenti chiedono la fine delle proteste. I gruppi si sono spinti a vicenda, mentre la polizia provava a dividerli. Gli attivisti si sono tenuti per mano per provare a non perdere terreno contro l’ampia folla che li ha contrastati. A un certo punto la polizia ha fatto irruzione per portare via un giovane, anche se non è chiaro il motivo. Diverse persone sono state ferite o colpite.
I quattro autobus che bloccavano l’incrocio sono stati lentamente spostati, ma nemmeno questo ha calmato i dimostranti anti-studenti. Molti studenti sono stati insultati, presi a calci e colpiti da bottigliette, mentre la polizia sembrava incapace di riprendere il controllo. Fra i presenti molti hanno denunciato che fra la folla violenta molti parlavano mandarino. Per la prima volta i membri dei gruppi pro-democrazia si ritrovano nel mezzo di scontri violenti da parte di gruppi politici definiti pro-governo o pro-Pechino, per quanto il movimento studentesco avesse fatto suo lo slogan di mantenere le manifestazioni e occupazioni pacifiche. In serata, la folla intorno all’incrocio di Mongkok continuava a crescere, dopo che la Federazione Studenti di Hong Kong aveva cercato di chiedere rinforzi, per ritrovarsi però in minoranza davanti a una crescente presenza di violenti oppositori. Gli aggressori, che in alcuni casi se la sono presa anche con giornalisti e turisti stranieri, affermavano di essere “sostenitori di Pechino” o “cittadini stanchi delle proteste“, ma secondo gli studenti si trattava di delinquenti prezzolati.
Per tutta risposta nel pomeriggio gli studenti hanno annullato i previsti incontri col governo. In un comunicato la Federazione degli studenti, che era stata invitata ai colloqui con la “numero due” del governo Carrie Lam, afferma di “non aver altra scelta” che quella di annullare gli incontri, dato che la polizia “ha chiuso gli occhi” sugli attacchi condotti contro i manifestanti.
Gli agenti di polizia hanno fatto la loro ricomparsa ieri sera dopo 48 ore nelle quali la metropoli era stata lasciata nelle mani dei ribelli, che hanno mantenuto un’atmosfera festosa fino a quando non si sono diffuse le voci di un imminente attacco delle forze dell’ordine. Poi, a sorpresa, il capo del governo locale – o “chief executive” – Chun-ying Leung detto “CY”, ha affermato in una conferenza stampa tenuta poco prima di mezzanotte di essere pronto a dialogare con gli studenti. I giovani hanno accettato il dialogo non senza difficoltà e ora sono in contatto con Carrie Lam, la “numero due” del governo locale incaricata da Leung di preparare gli incontri.
Il “chief executive” ha però escluso di dimettersi, come gli era stato chiesto dagli studenti dopo le violenze di domenica sera, quando migliaia di poliziotti avevano attaccato i giovani usando lacrimogeni e manganelli. Lo spettacolo delle strade invase dal fumo dei candelotti e dei giovani picchiati, inusuale per Hong Kong, non aveva fatto altro che indurre la maggioranza della popolazione a schierarsi con i giovani. La richiesta di un dialogo con il governo era stata la prima presentata dai giovani contestatori e fino alla notte scorsa non aveva avuto risposta.
Oltre alle dimissioni di Leung, gli studenti chiedono che il governo centrale ritiri le pesanti limitazioni che ha posto alle prossime elezioni per il “chief executive” e che la consultazione popolare sia veramente libera e democratica. Pechino ha ribattuto che la decisione è “definitiva” e ha riaffermato la propria fiducia in Leung. In un editoriale pubblicato oggi il Quotidiano del Popolo, giornale del Partito Comunista, sostiene che le richieste dei giovani non sono “ne legali, ne ragionevoli” e che il loro movimento è “destinato alla sconfitta”.