Pizza, pasta, cibo vegano o insetti: cosa mangeremo nei prossimi anni? Se pensiamo al mondo, le ipotesi sono infinite, ma se guardiamo all’Italia è difficile prevedere cosa metteremo nei nostri piatti nel prossimo futuro. Ma almeno si possono capire quali saranno le tendenze della nostra tavola. Ad indicarlo è Enrico Finzi, Astra Ricerche, dal suo osservatorio tecnico, in un’intervista rilasciata per il sito specializzato Food.
Innanzitutto mangeremo meno: non più pasti pantagruelici, ma poche pietanze. Non più abbuffate al ristorante, ma una tendenza del passato: mangiare fuori tornerà ad essere un’occasione speciale. Quindi avremo consumi alimentari più semplici nel Bel Paese: si riscopre (e sempre più accadrà) una generica tendenza a cucinare in casa, a preparare magari la “schiscetta” per il pranzo. E non solo le cuoche, anche gli uomini si lanceranno nell’easy-cooking: una cucina semplice, rapida ma ben curata. Insomma, la presentazione del piatto sarà sempre più curata, pur nella selezione attenta degli ingredienti.
Finzi segnala una diffusione crescente dei piatti locali e regionali: la riscoperta di ricette antiche, magari utili per recuperare gli scarti di cucina del giorno prima. Di riflesso, la nostra cucina sarà sempre più low-cost ma anche più attenta alla salute dell’individuo: un’alimentazione quasi “magica”, dice Finzi, capace di risolvere problemi legati ad ambiti complessi come la sessualità o semplicemente tesa a migliorare la nostra qualità della vita in senso salutistico. Tanto che si andrà sempre più verso il “personal food”: non ci sarà il cibo di massa, ma una sorta di dieta individuale, dove la persona userà come forma di identificazione la scelta di ciò che mette in tavola.
Insomma, usando un’espressione della fisica, la tendenza del cibo sarà la “compressione”: meno quantità ma più qualità nei nostri piatti. Un principio che riflette la locuzione americana “less is more” ma anche “less is better”. Per questo la cura di ciò che mangiamo accompagnerà il superamento del fast-food verso lo slow-food: saremo sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti, alla sana filiera produttiva, alle informazioni relative e alle analisi dei grandi opinion-maker sulle aziende distributrici. Quindi, un consumo più consapevole, almeno nel Bel Paese. Visto così, questo aspetto del futuro alimentare, non può che sembrare una prospettiva augurabile.