Il 2 settembre un balcone di una delle casette della new town berlusconiana era crollato. Un problema che non riguarderebbe un singolo appartamento. E così la Procura de L’Aquila – secondo La Repubblica – ha ordinato il sequestro di ottocento balconi perché il legno utilizzato in 23 dei moduli del progetto CASE era “scadente” ed era stato “incollato” e non “bullonato”.
Gli uomini del Corpo forestale sono arrivati alle stesse conclusioni degli uomini delle Fiamme Gialle di Piacenza. Gli inquirenti emiliano hanno chiuso le indagini su un’azienda che ha fornito il legno per realizzare un insediamento del progetto case all’Aquila. La ditta in questione è la Safwood, sul cui crack ha posto l’attenzione la Guardia di Finanza di Piacenza: nell’ambito di quella indagine sarebbe venuta fuori una fornitura di legno di 11 milioni in subappalto che secondo gli investigatori sarebbe “fasulla” al raggruppamento temporaneo d’impresa (Rti costituito dalle azienda napoletane Iter Gestione e Appalti Spa, Sled Spa e Vitale Costruzioni Spa. La Rti si è aggiudicata una parte del bando pubblico della protezione civile nazionale per la realizzazione in 19 news town di circa 4500 alloggi prefabbricati antisismici dove sono stati ricoverati oltre 16mila aquilani rimasti senza casa dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Sulla Rti, tra l’altro, aveva acceso un faro anche la Dda di Napoli per presunti collegamenti con la camorra.
Queste aziende, per problemi finanziari, successivamente sono state acquisite da altre imprese, tanto è vero che il Comune dell’Aquila nel contenzioso avviato dopo il crollo del balcone, ha come controparte l’assicurazione con la quale la Rti ha stipulato la polizia fideiussoria. Dopo il crollo del balcone dal secondo al primo piano, per il quale solo per caso non si è verificata una tragedia, il Comune dell’Aquila ha attivato controlli negli altri insediamenti, circa 500 alloggi, realizzati dalla Rti vietando comunque l’utilizzo delle terrazze.