Storie ridicole, così l’imprenditore Jacopo Mazzei definisce le frasi sul ‘rapporto massonico’ pronunciate dal costruttore Riccardo Fusi nel 2009 e sintetizzate dai Carabinieri nel brogliaccio pubblicato giovedì 2 ottobre dal Fatto.
Mazzei è davvero infuriato. Raggiunto al telefono a Dubai durante un viaggio di lavoro sbotta: “Come si fa a parlare di me come persona potenzialmente vicina alla massoneria? Chi lo dice e lo scrive non ha capito minimamente di chi sta parlando. La storia della mia famiglia parla da sola”. Il Fatto ha pubblicato la sintesi di una conversazione del settembre 2009 tra Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, allora soci della BTP, l’impresa di costruzione fiorentina storica rivale del gruppo dei fratelli Fratini, soci di Jacopo Mazzei. I carabinieri del Ros riassumono così la conversazione: “I due commentano il fatto che i Fratini, attraverso Mazzei, sono ben inseriti nel Comune di Firenze ed hanno un contatto diretto con Matteo Renzi. Fusi continua dicendo che detti legami sono forti di un rapporto massonico”. Il sottosegretario Luca Lotti ha già replicato: “Renzi non ha nulla a che fare con la massoneria e con quella cultura. Tutto il resto è chiacchiera”.
Mazzei insorge: “Sarebbe come dire che io, tifoso viola dall’età di due anni, sono un ultras della Juventus. Non ho mai nemmeno minimamente avuto una vicinanza con quell’organizzazione. Mia zia era Fioretta Mazzei!”. I Mazzei sono quelli dell’antico casato, famoso per i vini, il castello e le parentele illustri. Il nonno omonimo, Jacopo Mazzei, era preside della facoltà di economia e collega di Giorgio La Pira. La figlia maggiore di Jacopo senior, zia Fioretta Mazzei, era una stretta collaboratrice del ‘sindaco-santo’ ed è stata consigliere comunale dal 1951 al 1995. Jacopo Mazzei è indignato per le parole del 2009 dette da Fusi a Bartolomei: “Sono due persone in un momento di difficoltà che parlano tanto per raccontarne una. Quel mondo è lontano da me mille miglia. Renzi è l’unica persona che sta cercando di fare il bene di questo paese – aggiunge Mazzei – e non è giusto quello che scrivono i giornali. Non ho mai respirato un’aria di vicinanza alla massoneria nel mondo di Renzi. Matteo è cresciuto in un ambiente impregnato di valori cattolici e non è lontanamente accostabile alla massoneria”. Il Fatto ha tentato di contattare anche Corrado Fratini, senza successo. Anche lui, secondo Mazzei, è lontano anni luce dalla massoneria.
Il Fatto ha sentito anche Alessio Bonciani, ex cordinatoe del Pdl a Firenze, passato all’Udc nel 2011 sbattendo la porta, citato in un’altra intercettazione: l’imprenditore del settore affissioni pubblicitarie, Riccardo Martellini (cognato di Fusi), parla con Denis Verdini il 10 aprile del 2009, nel pieno della campagna elettorale per l’elezione di Renzi a sindaco. “Riccardo Fusi – è la sintesi dei Carabinieri – passa il telefono a Denis Verdini che parla con Martellini che lo incoraggia per Firenze e poi parlano di un preventivo fatto da Martellini che dice di aver parlato della cosa con Bonciani che si doveva appunto incontrare con lo stesso Verdini. Martellini dice di avere altre cose che voleva Renzi ma che lui non gli ha dato; Verdini chiede se ne ha parlato con gli altri ma Martellini risponde che ne voleva parlare prima con lui. Verdini poi dice che si deve incontrare con quelle persone e che quindi lo chiama quando sarà con loro”. Secondo Luca Lotti si parla di spazi pubblicitari: il comitato di Renzi li aveva chiesti a Martellini. E il cognato di Fusi si fa bello con Verdini chiedendo il permesso di fare pubblicità al candidato rivale.
“Si intravede in questa intercettazione un’intelligenza con il rivale”, dice Bonciani al Fatto, “che non dovrebbe esistere. Sono incuriosito dalla telefonata pubblicata dal Fatto ma non ho davvero idea di chi fossero quelli che dovevano incontrarsi con Verdini per decidere sulle cose di Renzi. Se avessi saputo una cosa del genere non avrei aspettato il 2011 a sbattere la porta. Io ho sentito Martellini solo per i preventivi degli spazi. Se fossi stato uno di quelli ammessi a quella riunione forse sarei ancora in Parlamento. Sicuramente la lettura che si dà oggi di questa frase è ben diversa da quella che si poteva dare nel 2009. Oggi il sospetto che Renzi e Verdini fossero amici da prima del Patto del Nazareno è legittimo”.