Gli esperti di Montecitorio hanno presentato una relazione in cui chiedono conto all'esecutivo dei finanziamenti per lo "sblocco di opere indifferibili, urgenti e cantierabili": visto che nel decreto è previsto l'utilizzo di fondi già stanziati per altre infrastrutture, andrebbe specificato dove si prenderanno le risorse quando queste dovranno essere rifinanziate. 595 richieste di modifica vengono dal Partito democratico. M5S: "I dem emendano se stessi"
“Il governo chiarisca come intenda far fronte alle coperture”. Nuovi ostacoli per il decreto Sblocca Italia presentato da Matteo Renzi il 29 agosto e ora in commissione Ambiente. Non solo sono stati presentati oltre 2mila emendamenti al testo, di cui 600 proposti dal Partito democratico. Oggi è il Servizio Bilancio della Camera a esprimere dubbi sulle risorse che il decreto destina allo “sblocco di opere indifferibili, urgenti e cantierabili“. Secondo i tecnici infatti, visto l’utilizzo di fondi già stanziati per altre infrastrutture, andrebbe specificato dove si prenderanno le risorse quando queste dovranno essere rifinanziate. Insomma: la coperta è corta.
L’articolo 3 del provvedimento, si legge, destina a copertura dell’integrazione del Fondo “sblocca cantieri” risorse inerenti opere infrastrutturali strategiche già approvate, come quelle destinate all’Autorità portuale di Venezia, e risorse stanziate per trattati internazionali già sottoscritti, in particolare il trattato Italia-Libia. “Pur considerando quanto affermato dalla Relazione tecnica circa la non necessità nell’immediato delle risorse suddette, andrebbe chiarito come si intenda far fronte alla copertura delle spese oggetto di definanziamento negli anni in cui le stesse si renderanno necessarie”, sottolinea il Servizio Bilancio. I tecnici chiedono in particolare “certezze specifiche” sullo stato del trattato firmato nel 2008 da Silvio Berlusconi e dal defunto raìs Muhammar Gheddafi, con il quale l’Italia si era impegnata a finanziare la realizzazione di opere infrastrutturali su territorio libico.
Ma non solo. I tecnici scrivono che nelle stime sugli effetti finanziari delle detrazioni fiscali previste per chi acquista una casa che intende affittare non vengono considerate tutte le fattispecie previste dal decreto legge. Quindi la spesa potrebbe essere superiore a quanto previsto dal provvedimento. Inoltre manca la stima della spesa per l’acquisto o realizzazione di ‘ulteriori unità immobiliari da destinare alla locazione’. Quanto ai project bond (obbligazioni utilizzate per coinvolgere capitali privati nel finanziamento di infrastrutture) i tecnici sottolineano che “appare necessario che siano valutati gli effetti di minor gettito tributario derivanti dalle modifiche introdotte, proprio perché finalizzate ad una maggiore diffusione” dello strumento. Infatti “agli interessi corrisposti su tali titoli è prevista l’applicazione, a regime, delle disposizioni fiscali di favore previste per gli interessi corrisposti sui titoli del debito pubblico”. Infine, l’aumento delle garanzie rilasciate dallo Stato sulle esposizioni assunte dalla Cassa depositi e prestiti avrà effetti finanziari che “andrebbero valutati”. Si fa riferimento, in particolare, alle norme che estendono ai soggetti privati l’accesso ai finanziamenti della Cdp tramite le risorse della gestione separata garantite dallo Stato. E a quelle che ampliano le possibilità di concedere quella garanzia in relazione ad esposizioni assunte dalla Cassa. Nel testo attuale, osservano i tecnici di Montecitorio, non viene previsto “un corrispondente adeguamento degli stanziamenti posti a fronte dei maggiori rischi di escussione delle predette garanzie”.
Gli esperti del Servizio bilancio di Montecitorio si soffermano anche sulla posizione di Michele Elia, ad di Ferrovie dello Stato designato come commissario straordinario per l’Alta velocità Napoli-Bari. “Andrebbe escluso”, scrivono, “che all’amministratore delegato di Fs possano essere corrisposti gettoni, compensi, rimborsi spese o altri emolumenti di natura non retributiva, connessi allo svolgimento dell’attività commissariale per l’alta velocità al Sud. La norma già prevede che l’attività del commissario verrà svolta senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ogni tipo di compenso andrebbe però espressamente escluso”.
Intanto nelle scorse ore si è chiuso il limite massimo per la presentazione degli emendamenti. Sono 2mila e 194 le proposte di modifica al decreto legge sblocca Italia, consegnate in commissione Ambiente alla Camera. Lunedì 6 ottobre inizierà il lavoro sulle ammissibilità e le segnalazioni delle proposte di modifica più importanti. Martedì e mercoledì si lavorerà per trovare una posizione condivisa e da giovedì inizieranno le votazioni, che proseguiranno anche la settimana successiva. La commissione punta a dare il via libera al provvedimento entro giovedì 16 ottobre. Circa 600 gli emendamenti Pd. Dentro, dice il presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci contattato al telefono “ci sono molte modifiche significative”. Modifiche che riguardano, ribadisce, trivellazioni, la rete nazionale inceneritori, concessioni autostradali, commissariamenti e poteri in deroga. Per quanto riguarda le trivellazioni, le modifiche dovrebbero riguardare la reintroduzione del divieto in aree come Venezia, Napoli, isole Egadi e di paletti più stringenti. Il M5S invece ne ha presentati 570: “Sono tutti nel merito, niente ostruzionismo – dichiarano i deputati grillini – interveniamo su bonifiche, acqua, semplificazioni, trivelle, inceneritori. Avevamo l’imbarazzo della scelta. Il Pd invece cosa fa? Emenda se stesso? È assurdo. La soluzione? Far decadere il decreto. Ci dimostrino che hanno davvero a cuore le sorti del Paese”.
I 5 stelle stanno portando avanti una battaglia anche al di fuori dell’aula con la campagna “Sfascia Italia”. “Abbiamo depositato”, spiegano dai rappresentanti della Commissione ambiente, “mozioni e risoluzioni per impegnare i consigli contro il decreto. Stiamo attivando un’azione di lotta territoriale e legislativa a tutti i livelli”. Ad esempio, dicono i 5 stelle: “In consiglio Regionale Abruzzo è stata approvata all’unanimità la nostra risoluzione che impegna la regione a chiedere la modifica degli art. 37 e 38 sulle trivellazioni del decreto perché incostituzionali e, qualora fosse convertito in legge, promuovere giudizio di incostituzionalità avanti alla suprema corte e anche un referendum abrogativo di iniziativa regionale”. I 5 stelle hanno anche annunciato un ricorso all’Unione europea per quanto riguarda il caso delle trivellazioni in Basilicata.