Ferruccio de Bortoli non è stato il primo ad accostare la massoneria al mondo che circonda Matteo Renzi. “Il patto del Nazareno – ha scritto il direttore del Corriere della Sera – finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”. Notoriamente alla stesura del Patto del Nazareno erano presenti per il Pdl oltre a Gianni Letta l’ex piduista Silvio Berlusconi e Denis Verdini, a processo per la cosiddetta P3 e per il Pd c’era Matteo Renzi.
Riccardo Fusi, quando era ancora il ricco e potente proprietario con Roberto Bartolomei del più grande gruppo di costruzioni di Firenze, la BTP, nel lontano 2009 mentre era intercettato ha toccato l’argomento dei rapporti tra Renzi e il mondo della massoneria con il suo socio. I Carabinieri del Ros di Firenze su delega dei pubblici ministeri che indagavano sulla cosiddetta ‘Cricca dei grandi eventi’ hanno trascritto nei brogliacci il sunto di 52 mila conversazioni telefoniche di Fusi dal febbraio 2008 al febbraio 2010. Il Fatto pubblica oggi le sintesi agli atti del procedimento che, pur non avendo rilevanza dal punto di vista penale, sono utili a tratteggiare meglio l’ambiente imprenditoriale e politico che circondava l’attuale presidente del consiglio negli anni fiorentini in cui ha preparato il grande salto sul proscenio nazionale. Il processo di primo grado contro Riccardo Fusi si è chiuso con quattro condanne per la vicenda dell’appalto della caserma dei marescialli di Firenze, uno dei filoni dell’ambito dell’inchiesta sulla cricca, che riguardava anche gli appalti per i grandi eventi come il G8. Il Tribunale di Roma ha inflitto tre anni e 8 mesi di reclusione per Angelo Balducci, e 2 anni a Fusi, con la condizionale.
Il 19 settembre 2009, dopo l’elezione a sindaco di Firenze di Matteo Renzi, Riccardo Fusi parla con il suo socio Roberto Bartolomei. I due imprenditori in quel momento già sentivano i morsi della crisi che poi porterà al crack il gruppo BTP, nonostante il tentativo di salvataggio con un prestito ponte da 150 milioni per il quale si era dato da fare anche Denis Verdini (in passato in affari e da sempre grande amico con Fusi e Bartolomei) con Giuseppe Mussari, allora presidente del Monte dei Paschi di Siena. A gennaio del 2014 sono state chiuse le indagini della Procura di Prato contro Fusi e Bartolomei per bancarotta. Quel giorno di settembre di cinque anni fa Bartolomei e Fusi commentano i loro guai. Non hanno nemmeno pagato 200 mila euro di arretrati delle quote dovute all’Associazione Industriali. Una brutta figura con i colleghi che sembrano passarsela meglio. In particolare Jacopo Mazzei e i fratelli Corrado e Marcello Fratini, così definiti dal Sole 24 ore: “immobiliaristi (outlet e centri commerciali), imprenditori del settore moda, rappresentano una delle famiglie più patrimonializzate della Toscana e del Paese. Jacopo Mazzei è uno dei manager di punta del oro gruppo, Fingen, nel campo dello sviluppo immobiliare internazionale”.
I Carabinieri sintetizzano così la conversazione tra Fusi e Bartolomei: “i Fratini, attraverso Mazzei, sono ben inseriti nel Comune di Firenze ed hanno un contatto diretto con Matteo Renzi. Fusi continua dicendo che detti legami sono forti di un ‘rapporto massonico’”. Proprio così: rapporto massonico. I Carabinieri non trascrivono la telefonata integralmente ma mettono tra virgolette la frase di Fusi sul ‘rapporto massonico’ che rafforzerebbe i legami dei due imprenditori. Tra loro o con Renzi? Si dovrebbe ascoltare la telefonata integrale per rispondere ma non è disponibile. Fusi al Fatto, che gli legge al telefono la sintesi della sua frase di 5 anni fa, dice: “Non lo so. Non so capire il contesto di questo discorso con Bartolomei. Non ho idea se loro sono massoni o no. La massoneria per quanto si capisce comanda ma io non lo so se loro lo siano. Io comunque non conosco la massoneria. Non lo sono sicuramente e non so nemmeno di che si parla. Conosco Mazzei e Fratini ma se sono massoni onestamente non lo so”.
Da Palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza Luca Lotti (nella foto col premier) fa sapere: “Renzi ha già più volte chiarito che non ha nulla a che fare non solo con la massoneria ma nemmeno con quella cultura. Tutto il resto è chiacchiera”. Nelle telefonate non mancano altri riferimenti polemici al potere di Fratini e Mazzei, non solo sul comune, a Firenze. Il 14 aprila 2008, per esempio, Riccardo Fusi passa a Piazza Donatello e si imbatte in un cantiere di una clinica di proprietà dei Ligresti. Quando scopre che i lavori sono stati appaltati alla CPF dei fratelli Fratini va su tutte le furie e chiama il suo amministratore delegato Vincenzo Di Nardo e gli dice: “il mio sbaglio sai qual’è stato? Di non aver preso il Mazzei io e te dai Fratini… era già risolta”.
Il gruppo Fingen dei fratelli Fratini si presenta così su internet: “fondata nel 1979 da Corrado e Marcello Fratini Fingen concentra oggi il suo business in tre aree: fashion, retail e Real Estate. Nell’ambito Fashion, Fingen ha sviluppato le licenze di marchi del calibro di CK, CK Jeans, CK Collection, Guess, Jean’s Paul Gaultier e, attualmente, del brand Kathy Van Zeeland (www.kathy. it). In ambito retail dispone, attraverso Tie Rack ltd (www.tie-rack.co.uk), di un network di oltre 300 punti vendita, metà dei quali dislocati nei principali aeroporti di tutto il mondo. Le attività immobiliari sono invece gestite da RDM”. Proprio nella RDM compare Mazzei: “gestisce 20 sviluppi per una superficie complessiva di oltre 610.000 metri quadrati e un valore totale di circa 1 miliardo e 300 milioni di Euro. Fondata nel 1998 in partnership con Jacopo Mazzei che ricopre il ruolo di Presidente, RDM è tra i principali sviluppatori italiani”.
Comunque Riccardo Fusi nel 2008-2009, dopo le lamentele con il socio, scambia una serie di telefonate con Jacopo Mazzei. Si discute di provare a fare qualcosa insieme nel settore immobiliare e il 15 ottobre 2008 i Carabinieri annotano: “Jacopo Mazzei chiama Fusi. I due parlano del loro rapporto economico condizionato dall’agire dei vari soci. Mazzei chiede all’interlocutore la possibilità di utilizzare il suo elicottero per fare delle fotografie dall’alto all’albergo”. Elicotteri e alberghi sono una costante nelle telefonate di Fusi e introducono un altro personaggio chiave dei suoi rapporti con il mondo renziano: Andrea Bacci.
Finora questo imprenditore di Rignano sull’Arno, paese dei Renzi, era famoso oltre che per le sue attività nel mondo del lusso con la AB Florence e per il suo recente ruolo di presidente della squadra di calcio Lucchese, per due cose: è l’uomo prescelto da Matteo Renzi prima alla Provincia e poi al Comune per guidare le società per azioni nelle quali l’ente pubblico ha una quota o il controllo. Ai tempi della Provincia Bacci è scelto da Renzi per guidare la Florence Multimedia, al centro di mille polemiche per le sue spese facili. Mentre quando Renzi diventa sindaco, Bacci diventa presidente della Silfi, società partecipata al 30 per cento dal Comune che si occupa di illuminazione. Bacci è però soprattutto l’uomo che cerca di trovare per Matteo Renzi un elicottero per andare a Milano. In particolare il 12 dicembre chiama Fusi per dire: “Matteo deve andare di corsa a Milano in trasmissione ..all’Invasione Barbariche… dalla Biscardi i treni sono tutti in ritardo di due ore … due ore e mezzo e non so come … (inc.) è bloccata .. lui ha bisogno di andarci in elicottero … ce l’ hai disponibile prova a sentire … trova una soluzione dai!”. Fusi in quel caso lo mandò a quel paese così: “’trova una soluzione’” ma non vola l’elicottero ora … non passa l’Appenino l’elicottero .. non ce la fa … Andrea .. impossibile .. è impossibile … l’elicottero non è un problema .. ma non passa l’Appennino … non lo fanno decollare .. sono le 4 e mezzo fra partire e fare il piano di volo un’ora ci vuole .. non si può passare l’Appennino alle 5 e mezzo di sera …con la previsione che c’è non si vola …devo andare anch’io a Milano .. ho prenotato il treno per domani mattina”.
Poi Bacci ci riprova il 3 aprile per un volo programmato per il 6 aprile del 2009. Una data sfortunata, quel giorno c’è la scossa di terremoto dell’Aquila. Nella telefonata a Fusi, Bacci chiede un elicottero per un uomo che deve andare a Milano dalle 3 e mezza alle sette di sera. L’elicottero deve restare ad apettarlo. Non si pronuncia il nome del passeggero. Il consigliere comunale Francesco Torselli, ora passato a Fratelli d’Italia, presentò un’interrogazione perché ipotizzava fosse Renzi. Comunque al mattino, quando tutto è pronto per la partenza, Bacci chiama Fusi per dirgli che il volo è ‘cancellato’. Fusi risponde con un’imprecazione. Fusi al Fatto dice che l’elicottero del 6 aprile 2009 non era per Renzi: “era per un’altra persona che interessava a Bacci”. Mentre Bacci dice “non ricordo chi fosse la persona”.
Ora Il Fatto ha scoperto che Andrea Bacci non è solo l’uomo di fiducia di Renzi ma era anche in affari con Fusi e lo è stato, molti anni prima, con Tiziano Renzi, il padre di Matteo Renzi. Il giorno prima della richiesta dell’elicottero per andare alle Invasioni Barbariche, Andrea Bacci era pressato da Fusi che voleva da lui una grande somma per uscire da un’attività commerciale (‘che non appare’) in comune. Ecco la sintesi dei Carabinieri: “Riccardo Maestrelli richiama Riccardo Fusi il quale gli riferisce che Bacci ha già speso i soldi dello sponsor. Fusi riferisce del colloquio con il Bacci in merito all’albergo che hanno in società tra loro. Nella circostanza Fusi dice di aver riferito al Bacci di volere la cifra di 5 milioni di euro per uscire dalla società nella quale non (‘con’ sul brogliaccio Ndr) compare ufficialmente”. In effetti il 30 dicembre 2008 i Carabinieri annotano “Fusi chiama Bacci al quale riferisce di essere con il Coppi (manager del gruppo Ndr) intento a verificare la risoluzione del contratto. I due parlano del denaro del quale Fusi vuole rientrare in possesso entro il 30 gennaio 2009”.
Al Fatto quotidiano Bacci dice: “Non sono mai stato socio di Fusi e non ricordo quelle telefonate”. Mentre Fusi spiega: “Ho fatto affari con Bacci ma non sono mai stato suo socio. Io sono stato socio solo di Maestrelli e quest’ultimo era a sua volta socio, in un’altra azienda con Bacci”. La questione più sorprendente è un’altra: Andrea Bacci, manager scelto da Renzi per società pubbliche, anche quando era in affari ‘segreti’ con Fusi, è stato socio di Tiziano Renzi. Il padre del presidente del consiglio ora indagato a Genova per la sua Chil Srl ha cominciato nel lontano 1993 nel settore del recupero crediti in una società nella quale c’era anche Andrea Bacci: la Raska di Tiziano Renzi e C. S.A.S. Tiziano Renzi ne era socio accomandatario dal 28 dicembre del 1991. Mentre Andrea Bacci ne era socio accomandante. Bacci conferma al Fatto: “la società ha chiuso nel 1993 e lavorava se non ricordo male per la American Express”.
Sui rapporti tra Andra Bacci e Riccardo Fusi il sottosegretario Luca Lotti precisa: “I rapporti di affari tra Riccardo Maestrelli e Andrea Bacci sono noti. Renzi non ha mai volato né ha mai chiesto a Bacci di chiedere a Fusi di volare con l’elicottero di Fusi, né per raggiungere Milano nel dicembre 2008 per partecipare alle Invasioni Barbariche né in altre circostanze. Fra l’altro, mi sembra di ricordare che l’unica volta in cui Bacci e Tiziano Renzi sono stati soci, nei primi anni ’90, si è chiusa con una causa civile tra i due”. Il terzo uomo che fa affari con Bacci e Fusi, è anche lui un amico di Renzi: Riccardo Maestrelli è diventato famoso questa estate quando Matteo Renzi ha scelto l’albergo Villa Roma Imperiale per le sue vacanze e i giornali si sono ricordati che era stato un finanziatore del sindaco di Firenze. Il lussuoso resort di Forte dei Marmi appartiene infatti alla sua famiglia. Il presidente del Consiglio ha alloggiato con moglie e figli in alta stagione ad agosto pagando una somma importante ma più bassa del listino dei clienti ordinari. Questo aveva attirato le attenzioni sui suoi rapporti con Maestrelli.
Ora Il Fatto ha scoperto nelle carte dell’indagine sulla Cricca un’intercettazione di una telefonata nella quale l’amico del sindaco fa molto di più: non è solo un ospite generoso, non è stato solo un suo finanziatore ma ha organizzato e pagato le spese di una cena all’Hilton di Firenze nella quale sono stati raccolti circa 80 mila euro. Alle ore 16 e 32 del 19 maggio 2009 Maestrelli chiama Riccardo Fusi. Maestrelli: abbiamo organizzato una cena all’Hilton Metropol con la partecipazione di professionisti e imprenditori che gentilmente fanno un’offerta di euro 1000 con bonifico preventivo…
Fusi:…(ride)…
M:…allora sono… io sono a fare … mi hanno fatto… devo fare l’esattore… sicchè devo raccattare un po’ di persone… perchè si dovrebbe essere 100 a cena ..
F:…va bene…
M:…è la finale di coppa campioni… te lo preannuncio… quindi s’è chiesto di mettere gli schermi… eccetera… eccetera… la cena la offro io… sicchè…
F:…ma ci sei te o no?…
M:…io ci sono… certo…
F:…allora… tu ci sei… ma per chi si fa questi 1000 euro?…
M:…per Matteo Renzi… che ci sarà anche lui… che ora non so…
F:…questo Matteo Renzi …
M:…se te non ti devi esporre non venire… perché…
F:…no… io… ascolta… ma ti pare che non vengo… io vado dappertutto… per me chi vince va bene uguale… a me basta che campi il Maestrelli vengo… vengo…. dì alla tua signorina che telefoni a codesto numero che ti ho dato ora… e risponde la mia segreteria e tu gli dai i dati”.
Il sottosegretario Luca Lotti precisa: “L’hotel Villa Roma Imperiale è della famiglia Maestrelli e Riccardo è un amico di Matteo Renzi. L’hotel è amministrato dalla sorella di Riccardo, Elena Maestrelli. Il presidente del consiglio, nonostante i proprietari lo avrebbero volentieri avuto come ospite, ha pagato una somma di 5 mila e 100 euro per un soggiorno con la famiglia. Un prezzo, sinceramente, che mi pare del tutto onesto”. Sia Fratini che Mazzei, che Fusi, che Bacci sono stati finanziatori di Renzi e nel 2009 il consigliere del Pdl Giovanni Donzelli aveva presentato un’interrogazione per sapere se i Fratini avevano mai parlato con Renzi della cittadella viola. I terreni dell’Osmannoro dei Fratini infatti erano stati oggetto di una polemica in quel periodo con Diego Della Valle perché erano proposti in quei giorni dalla stampa per la costruzione dello Stadio e delle attività commerciali connesse.
Un’ipotesi che oggi sembra tramontata a beneficio di una soluzione più centrale: l’area Mercafir. In quella zona ha interessi importanti proprio Riccardo Maestrelli. Con la sua società infatti la famiglia Maestrelli è titolare dal 2007 di un’area di 13mila metri quadrati di proprietà del comune che ha ceduto il diritto di superficie per 50 anni al gruppo. Nel caso in cui lo stadio della Fiorentina fosse costruito proprio nella zona in cui oggi si trovano gli stabilimenti di trasformazione della frutta dei Maestrelli è facile prevedere che in loro favore il comune troverà un’altra area o pagherà un indennizzo notevole. Anche il cognato di Riccardo Fusi è unimprenditore noto a Firenze. Si chiama Riccardo Martellini e la sua società, la Silvaneon, dal 1947 tappezza Firenze (e altre città italiane) con i suoi cartelloni 6 per 3.
Il 10 aprile del 2009 nel pieno della campagna elettorale per eleggere a sindaco Matteo Renzi, parla con Denis Verdini, leader di Forza Italia e poi del Pdl a Firenze, sul telefono cellulare di Riccardo Fusi, che è intercettato dai Carabinieri. Questa è la sintesi dei Carabinieri del ROS: “Riccardo Fusi passa il telefono a Denis Verdini che parla con Martellini che lo incoraggia per Firenze e poi parlano di un preventivo fatto da Martellini che dice di aver parlato della cosa con Bonciani (che si doveva appunto incontrare con lo stesso Verdini). Martellini dice di avere altre cose che voleva Renzi ma che lui non gli ha dato; Verdini chiede se ne ha parlato con gli altri ma Martellini risponde che ne voleva parlare prima con lui. Verdini poi dice che si deve incontrare con quelle persone e che quindi lo chiama quando sarà con loro”.
Alessio Bonciani, 42 anni, eletto con il Pdl nel 2008 alla Camera, allora era coordinatore cittadino del Pdl, poi lasciato per l’Udc. Proprio nel maggio 2009, durante la campagna di Giovanni Galli, da lui sostenuto, arrivò ai giornali dal suo account di posta elettronica, una mail con l’annuncio delle sue dimissioni da coordinatore cittadino: perché i suoi non sostenevano troppo Galli. Bonciani parlò di hackeraggio. Dal brogliaccio dei Carabinieri non è chiaro perché il cognato di Renzi chieda a Verdini l’autorizzazione a dare le cose che Renzi ha chiesto. Al Fatto Martellini dice: “Che c’entra Renzi con Verdini? Ora sì, se vediamo l’attualità. Ma allora nel 2009? Ci sarà un errore di trascrizione dei Carabinieri. Io non ricordo nulla. Si parlerà di un preventivo per la pubblicità di Forza Italia, pagata regolarmente. Non ci siamo mai schierati e lavoriamo anche per il Pd ma sono sicuro al 100 per 100 di non avere fatto pubblicità per Renzi”.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti che ha seguito le campagne elettorali di Renzi dal punto di vista amministrativa meglio dell’ex sindaco spiega: “E’ chiaro che si parla delle affissioni pubblicitarie per la campagna delle elezioni del 2009 per eleggere il sindaco di Firenze. Martellini, titolare di un’impresa di affissioni, probabilmente vuole avvertire Denis Verdini che avrebbe potuto fare oltre alla pubblicità elettorale per noi, anche quella per Renzi. Martellini probabilmente avrà voluto farsi bello chiedendo l’assenso di Verdini. Non vedo altra lettura possibile. Il finanziamento di Martellini a Renzi non c’entra nulla con questa storia. La presenza di Martellini nell’elenco dei finanziatori della campagna di Renzi per il 2009, è dovuto a un versamento da 1000 euro riferito a una cena e non c’entra nulla con questa telefonata”.
Riassumendo spiega Luca Lotti: “Matteo Renzi ha pagato 5 mila e 100 euro nonostante un suo amico volesse ospitarlo. Riccardo Maestrelli ha organizzato una cena all’hotel Hilton nel quartiere dell’Isolotto del maggio 2009 alla quale ha partecipato Fusi pagando mille euro come altre 81 persone. Ma è tutto dichiarato e noto. Riccardo Martellini parlava con Verdini di non fare la pubblicità per Renzi alle elezioni a sindaco. Non c’entra nulla il finanziamento del 2008 per le primarie. Renzi non ha mai volato né chiesto di volare su un elicottero di Fusi. Non ha favorito Fusi anzi ha diminuito la possibilità di costruire concessa in precedenza al suo gruppo BTP nella zona del Panificio Militare. Come Fusi stesso dice al telefono a Riccardo Maestrelli e Andrea Bacci, dopo la riunione nella quale il 12 maggio 2009, Renzi dice alla popolazione che avrebbe fatto una piazza al posto degli edifici”.
da il Fatto quotidiano del 2 ottobre 2014