Dopo i 3.439 morti dei 5 Paesi dell’Africa occidentale: Sierra Leone, Guinea, Liberia, Nigeria e Senegal e i forse due ormai sospetti malati degli Stati Uniti si corre ai ripari. E si fa sul serio accelerando su un vaccino prodotto qui da noi nei laboratori di Pomezia, a pochi chilometri da Roma. Noi di www.researchitaly.it il portale della ricerca italiano del Miur che si occupa appunto di informare e collegare questo mondo nascosto tra alambicchi e provette e che sappiamo tutti che esiste ma non ne conosciamo né i risultati né gli effetti, siamo stati lì a verificare di persona a che punto sono questi test, come sono nati e da quando ci si studia. E soprattutto quando potranno essere utilizzati da tutti senza rischi secondari.
Il vaccino anti-Ebola italiano è frutto della ricerca pluriennale del prof. Riccardo Cortese che è uno dei più brillanti scienziati a livello mondiale nel suo campo, il quale ha lavorato insieme al suo team di ricerca alla creazione di una nuova tecnologia “ibrida” in grado di unire immunoterapia e terapia genica, che ha permesso di mettere a segno importanti scoperte farmacologiche per malattie per le quali i metodi tradizionali hanno sempre fallito. Concepito e realizzato dall’italiana Okairos in collaborazione con l’americano National Institute of Health è grazie a una joint-venture fra l’azienda italiana e Irbm che la produzione del nuovo vaccino sperimentale anti-Ebola è nel Lazio.
Già testato in Usa con risultati sorprendenti su modelli animali – ci hanno spiegato in azienda – i trial clinici sull’uomo sono iniziati a fine agosto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, una volta ottenuta l’approvazione dalla Food and Drug Administration. Non ci poteva andare meglio. Malattia a parte su cui ovviamente bisogna intervenire il prima possibile, il vaccino è quindi un successo tutto italiano e destinato a portare nel Lazio occupazione qualificatissima, investimenti importanti e rilevanti potenzialità di sviluppo industriale.
Attualmente in questi laboratori Irbm Science Park di Pomezia vi lavorano più di 100 scienziati, molti sono italiani, ma tanti vengono un po’ da tutto il mondo. L’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline è oggi la proprietaria intellettuale del progetto messo in vendita a suo tempo da Okairos e ha quindi chiesto alla società Advent del gruppo Irbm di procedere alla preparazione dei primi lotti clinici nei laboratori di Pomezia per poter iniziare la sperimentazione su soggetti umani volontari.
Ma da oggi sappiamo che gli Stati Uniti hanno chiesto proprio di accelerare su questa fase e di cominciare a testare il vaccino sugli uomini forse proprio su quelle due persone trasportate in tutta fretta a Washington.