Da quando il Movimento 5 Stelle ha destato l’attenzione anche dei più distratti – ossia con il boom alle politiche nazionali dello scorso anno – si è scritto tanto, spesso a sproposito, rispetto ai turbolenti rapporti tra Grillo e la base della sua creatura politica.
Dopo le prime tensioni interne, molti commentatori hanno preso a gridare di una supposta frattura tra il comico genovese e il suo popolo, con voce tanto poderosa da far impallidire l’impeto con cui le cronache tramandano Rodrigo de Triana avesse dato notizia dalla Pinta dell’avvistamento del nuovo continente. Nulla di male, non fosse che molte di queste voci non sono riuscite a valicare la soglia di superficialità di un commento del dopopartita (un’altra arte tutta italiana).
Così, mentre su molti (tele)giornali già si vaticinava la fine dell’avventura grillina, un’immersione nell’oceano dei commenti degli utenti del blog di Grillo (limitatamente ai 53 comunicati politici usciti tra il 2008 e le ultime politiche) ha permesso di rintracciare indizi utili per esplorare l’evoluzione del rapporto tra Grillo e la base del M5S, con qualche barriera critica contro il senso comune e la chiacchiera estemporanea. Dello studio, uscito qualche giorno fa per la rivista Comunicazione Politica, il Fatto ha già parlato una prima volta a maggio. Rimandando ai due articoli appena citati per tutti i dettagli, mi limito a riassumerne alcuni per due ragioni:
- pur a fasi alterne, il tema Grillo vs base non è mai del tutto venuto meno dai discorsi intorno al Movimento, tanto vale fare chiarezza, prove empiriche alla mano;
- approfondire le dinamiche di interazione Grillo-M5S renderà possibile, nei prossimi mesi, rintracciare somiglianze e divergenze di un’altra rilevante partita a due, quella che vede protagonisti Renzi e la base Pd (e, più in generale, l’area di quella che un tempo si chiamava addirittura popolo della Sinistra).
Sperando di guadagnare in chiarezza espositiva, suddividerò un discorso sociologicamente abbastanza complesso in 4 macro-temi.
- le tensioni identitarie interne
- i punti di riferimento esterni
- il rapporto con i dissidenti
- l’uso dei media
Per i soliti limiti di spazio, il post di oggi si concentra sul primo aspetto, gli altri seguiranno al ritmo di almeno uno a settimana (così non perdete il filo).
1. Le tensioni identitarie interne
La più grande fatica di un movimento sociale, dopo la venuta al mondo, consiste nella costruzione della sua identità. È un processo lento, delicato e turbolento dal quale, proprio come per i neonati, dipende buona parte della vita futura.
L’analisi del blog di Grillo ha permesso di isolare due ingredienti in netto contrasto tra loro alla base della costruzione del M5S fin dalle sue origini. Da una parte, una forte spinta emotivo-carismatica, che vede in Beppe il leader unico, indiscutibile, eccezionale, oggetto di una riconoscenza talvolta prossima alla devozione (“Grazie Beppe ci ha liberato”, “io sono qui grazie a te”, “senza qualcuno che unisce, segna e corregge la rotta andiamo fuori strada”). Dall’altra, la richiesta di istituzionalizzazione del Movimento, ossia la domanda di una più equa ridistribuzione del potere in luogo dell’attuale gestione verticistica. È suggestivo, con gli occhi di oggi, osservare che la spinta dal basso per una maggiore democrazia tocchi due temi “caldi” nella vita del Movimento: il primo è l’affermazione “uno vale uno”, esposta alla contraddizione tra un «bello slogan» e una gestione verticistica del potere, che nel tempo alcuni utenti del blog cominciano a lamentare (“se uno vale uno, bello slogan, perché Beppe deve valere più di tutti?”; “Bene, uno vale uno allora com’è che c’è un uno che vale più degli altri e che sta ordinando ai cittadini del movimento come comportarsi, quanto guadagnare, come gestire il gruppo parlamentare… meno male che uno vale uno”).
Il secondo tipo di discorso è strettamente legato alla persona di Grillo ed è sostenuto da un’aspra critica nei suoi confronti, in cui la dimensione organizzativa si intreccia inestricabilmente con quella psicologica. Grillo è «cambiato» per mano della sua stessa «creatura», che l’ha reso «estremamente permaloso»; incapace a riconoscere i «propri sbagli» e ad ammettere che altre verità possano legittimamente competere con la sua. È il caso del duro attacco ai volontari 5 Stelle che nel marzo 2012 hanno organizzato senza autorizzazione l’Incontro dei cittadini a 5 Stelle di Rimini (con annessa defenestrazione di Tavolazzi) e, in misura ancora maggiore, della nota vicenda Piazzapulita–Favia (e relativa espulsione).
Oltre che dalle tensioni sul fronte interno (leadership carismatica vs istituzionalizzazione democratica), la vita del neonato Movimento è influenzata anche dall’ambiente esterno: in questo caso, i commenti sul blog si concentrano in quel territorio di confine tra media system e politica, con riferimento al quale è stata coniata l’espressione politica pop. Marco Travaglio è certamente il simbolo più rilevante per quanto attiene all’influenza dei media nel processo di costruzione dell’identità del M5S. Di questo, però, parleremo nel prossimo post.