Battuta la squadra di Corini, ma per i rossoneri restano molti vuoti da colmare, soprattutto in un centrocampo tutto muscoli e poco palleggio
Vie le paure, ma non si può certo dire che questo sia il Milan che vuole Inzaghi. Piega il Chievo 2-0, però andando dentro la partita ci sono vuoti da colmare. Solo in attacco? No, non inganni la difesa imbattuta. Perché se i rossoneri chiudono per la prima volta una partita senza subire gol è più per demeriti del Chievo che per ordine e accortezza. Alla fine risolvono Muntari e Honda nella parte centrale del secondo tempo. Apre il ghanese con un colpo sporco da fuori area, raddoppia il giapponese neo-bomber con una punizione capolavoro.
Prima la partita era stata un brodino per pochi intimi, insaporito da Menez che sparge pepe su tutta la metà campo offensiva. Grazie al cielo, perché il Milan è il piatto. E se non c’è il fuoco che aveva acceso gli animi nelle prime due giornate, resta poco nelle mani di Inzaghi. Il problema principe è il centrocampo. Non si può chiedere ai muscolari De Jong e Muntari di palleggiare e costruire. Così i rossoneri ingranano solo quando Menez, libero di svariare e spesso pronto a proporsi al centro, accorcia per cercare la palla. Stesso spartito di Bonaventura, ancora più vicino alla mediana ma meno attivo del francese. Insomma, quel poco che il Milan crea nel primo tempo è tutto merito dell’ex Psg.
Al 21’ avvia l’azione che porta Honda al tiro, al 39’ batte talmente a sorpresa un calcio d’angolo che prende in controtempo anche Bonaventura, solo davanti a Bardi. Nel mezzo prova più volte a lanciare il giapponese che sulla destra dialoga spesso con Abate ma non ne nasce mai una palla invitante per Torres, ben controllato dai centrali di Corini. Meglio sulla destra, la squadra di Inzaghi. Perché dall’altra parte l’anarchia tattica del francese spegne la corsa di De Sciglio, con il quale l’intesa scarseggia. Sperare nello spettacolo in queste condizioni è utopia, anche per colpa del Chievo che non si scompone mai. E non fa molto per pungere, nonostante la fame dei tre attaccanti, tutti ex di turno. Nulla da Birsa, idem Paloschi, l’unico che ci prova è Maxi Lopez. Ma ogni tentativo di sfondamento si spegne prima di avvicinarsi ad Abbiati, che in tutto il primo tempo non deve far altro che controllare una sventola di Hetemaj. La sensazione è che il Milan abbia comunque il colpo di canna.
E aumentando il presidio a inizio ripresa, alla fine trova la palla buona con Muntari dopo una ribattuta corta della difesa. Colpo estemporaneo ma vincente che basta per costringere il Chievo a scoprirsi così da liberare spazi. Il Milan a quel punto diverte anche, ma non concretizza e si fa prendere la mano prestando il fianco alle ripartenze del Chievo. La prima è neutralizzata da Mazzoleni che ferma il gioco per ammonire De Jong nonostante il vantaggio.
Poi è una persa di Muntari a innescare un tre contro uno sprecato da Lazarevic. Inzaghi toglie lo statico Torres per El Shaarawy, ancora fuori dall’undici titolare ma accolto dal boato di San Siro. E proprio grazie al Faraone nasce il secondo gol. Alla prima accelerazione manda in crisi la difesa, costretta a stenderlo, e Honda pennella una punizione perfetta. A quel punto il Milan si rilassa e sfiora più volte il 3-0 senza farsi mancare qualche altro brivido evitabile dietro. Quanto basta per ritrovare i 3 punti. Fanno morale e aiutano a crescere. Questo Milan ne ha bisogno.