L'embergo dei Paesi arabi e l'Italia senza riscaldamento. E' il 1973 e il magistrato racconta: "La guerra del Kippur è il velenoso boccone propinato agli italiani per nascondere l'aumento dei prezzi della benzina". Il collaudato sistema di corruzione del Parlamento consegnato nelle mani dell'allora presidente della Camera che dà coraggio ai "pretori d'assalto"
Pubblichiamo un estratto de La nostra storia si è fermata (Castelvecchi) di Mario Almerighi. Magistrato dal 1970 prima in Sardegna e poi a Genova. Fa parte del gruppo definito «pretori d’assalto». Nel 1976 è eletto al Consiglio superiore della magistratura. Giudice istruttore a Roma, si dedica al settore della criminalità organizzata internazionale. È stato presidente di Sezione del Tribunale penale di Roma e del Tribunale di Civitavecchia. Autore di: Petrolio e politica, I banchieri di Dio. Il caso Calvi e Tre suicidi eccellenti. Gardini, Cagliari, Castellari usciti tutti e tre per Editori Riuniti.
È l’inizio dell’inverno del 1973. Gli ospedali, le scuole, gli uffici pubblici e privati, le abitazioni di mezza Italia sono privi di riscaldamento. Un inverno durissimo, le pompe di benzina vuote, le case e gli ospedali senza riscaldamento, le auto in garage. Dopo la guerra del Kippur, i Paesi arabi produttori di petrolio avevano iniziato la corsa al rialzo dei prezzi e il 10 novembre 1973 avevano decretato l’embargo. I petrolieri fanno sapere che i loro depositi sono quasi vuoti (…) La situazione, insomma, è drammatica e i mass media attribuiscono tutte le colpe agli sceicchi del petrolio (…)
La mia abitazione si trova in viale Des Geneys a Quarto (…) In lontananza, ogni giorno scorgo delle navi ormeggiate al largo (…) Qualche giornale scrive che si tratta di petroliere che non possono scaricare perché i depositi della raffineria di Riccardo Garrone sono strapieni (…) Per saperne di più decido di sottoporre a intercettazione telefonica alcune utenze degli uffici della Garrone Spa12. (…) Grazie alle intercettazioni (…) Scopro che Garrone e gli altri petrolieri hanno i depositi “a tappo”e che la guerra del Kippur è il velenoso boccone propinato al popolo italiano – con la compiacenza dei mass media – per nascondere il vero obiettivo che è quello dell’aumento del prezzo della benzina e di tutti gli altri prodotti petroliferi. (…)
Mi precipito a Roma con al seguito 60 finanzieri e sottopongo a perquisizione tutti gli uffici centrali delle multinazionali e delle compagnie petrolifere italiane (…) Torno a Genova con un camion pieno di documenti. Leggi e decreti predisposti dai petrolieri e pagati con tangenti miliardarie ai partiti di governo pari al 5% dei profitti ricavati dall’applicazione di quelle leggi e di quei decreti. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Le reazioni sono pesanti (…) Intercettiamo una conversazione in cui l’avvocato Arcidiacono, braccio destro di Garrone, parla con una persona che ha un ufficio importante in via Arenula, la sede del ministero della Giustizia; di quel ministero, che dovrebbe costituire il supporto logistico della funzione giudiziaria; che dovrebbe controllare la responsabilità dei magistrati che non fanno il loro dovere; che, certamente, non dovrebbe solidarizzare con chi si trova a essere sottoposto a una indagine penale. (…) Nei giorni successivi, Garrone si precipita a Roma a incontrare “le persone che contano”.
Al mio rientro a Genova (…) chiedo e ottengo dal pretore dirigente di essere affiancato da altri due colleghi. Faccio i nomi di Carlo Brusco e Adriano Sansa (…) Anche noi pensiamo che sia necessario incontrare almeno “una persona che conta”. Pensiamo a Sandro Pertini. (…) L’appuntamento è per le nove del mattino del 9 febbraio ’74 (…) Ci viene incontro il Presidente della Camera. Ci sorride. Dietro gli occhiali, i suoi occhi lampeggiano una vitalità impressionante e, insieme, una dolcezza infinita. (…) Pertini porta il dito indice della mano destra a fianco del naso e, sottovoce, ci dice: “Non parlate, state in silenzio e seguitemi”. Si ferma dinanzi a una porticina, gira la maniglia e ci fa accomodare (…) Si tratta chiaramente di un locale adibito a lavanderia.
“Finalmente qui possiamo parlare anche a voce alta: dovete sapere che questo palazzo è pieno di micro-spie. La democrazia della nostra Italia sta attraversando un momento delicatissimo. (…) Comunque, ditemi, ditemi, quali sono le ragioni per cui mi avete chiesto questo incontro?”. “Abbiamo avvertito il bisogno di incontrarla perché stiamo per trasmettere a lei, nella sua qualità di presidente della Camera dei deputati, documenti relativi a reati che potrebbero coinvolgere non solo parlamentari, ma anche alcuni ministri”. “Ma la cosa più grave”, aggiunge Adriano Sansa, “è che dalle carte sequestrate risulta l’esistenza di un collaudato sistema di corruzione del Parlamento…”. (…)
Pertini ci ascolta in silenzio e poi passa a leggere alcune delle carte (…) “Vedo che tra i partiti che hanno ricevuto denaro c’è anche il Partito socialista…”. A quel punto, Pertini interrompe la frase, si toglie gli occhiali e si asciuga due lacrime che lentamente gli scorrono sul viso da sotto gli occhiali. “Questo mi addolora (…) Ma la forza della democrazia, siete anche voi. Dovete andare avanti. Continuate a fare il vostro dovere. Coraggio. Io starò al vostro fianco, così come nel corso della mia vita sono sempre stato a fianco dei valori della democrazia e della legalità”(…) Ci allontaniamo da via dell’Impresa, raggianti di felicità.
Di Mario Almerighi
Da Il fatto quotidiano del 4 ottobre 2014