E’ ufficiale: la Spagna ha riconosciuto la Sensibilità Chimica Multipla (Mcs) nella Classificazione Internazionale delle Malattie, spostandola dal novero delle bistrattate ‘patologie rare’ al registro delle più diffuse e (soprattutto!) garantite. Ergo: più assistenza clinica e legale, più diritti per gli ammalati. L’Mcs è una malattia ambientale che colpisce il sistema nervoso centrale come condizione “cronica, emergente, causata da agenti tossici e ambientali” che provoca una “reazione fisiologica a diverse sostanze chimiche ambientali”, che si trovano nei deodoranti, profumi, prodotti per l’igiene personale, nei prodotti per le pulizie, nel cibo, nell’acqua potabile e persino su vestiti e cosmetici (evidentemente inquinati/inquinanti per il corpo).
Il riconoscimento dell’altamente invalidante sensibilità, promosso da una deputata popolare del Congresso spagnolo, stride però col dato italiano: da noi l’Mcs non è riconosciuta a livello nazionale ma solo da singole regioni. E non è tutto. Nel Lazio, dov’è operativo il Centro di riferimento per la diagnosi e la terapia (dato ufficiale al 2013: oltre 300 casi refertati), è stata recentemente istituita una Commissione Tecnico-Scientifica ad hoc che per ridiscuterne gli elementi di certezza diagnostica, orientandone la natura verso una spiegazione psichiatrica e non metabolica, come però attestato dalla comunità scientifica col Consenso Internazionale del 1999. Un clamoroso autogoal!
Cambio fronte. Strettamente legata all’Mcs è l’Elettrosensibilità (ne ho più volte scritto). E’ di ieri l’annuncio da parte del Ministero della Salute del lancio del Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 (già in bozza, sarà poi sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni): prevista un’azione d’informazione sull’uso prudenziale di telefonini e tecnologie ad emissione elettrosmog (cosa, per altro, che proprio su queste colonne avevo abbondantemente caldeggiato!)
Le premesse però, ahimè, deludono e non poco le aspettative. Per evitare allarmismi (sic 1! Far conoscere i pericoli = allarmare?) il dicastero Lorenzin ci mette in guardia dall’associazione immediata ‘Pericolo Cellulari = Pericolo Ponti Radio Ripetitori’ (cioè le antenne onnipresenti), chiarendo che la campagna non dovrà produrre “effetti indesiderati che possono consistere in un allarme ingiustificato che potrebbe estendersi nei confronti di altre sorgenti dei campi elettromagnetici a radiofrequenza sulle quali il singolo individuo non è in grado di adottare analoghe misure precauzionali, anche quando tali sorgenti diano luogo a esposizioni molto inferiori a quelle generate dai telefoni cellulari”.
Più o meno, il passo suona così: guarda che una pistola col colpo in canna puntata alla tempia potenzialmente è pericoloso (e fin qui ci siamo!), ma un cannone carico puntato addosso no, quello no, stai tranquillo perché tanto non sei tu a maneggiarlo (sic 2!, visto che è scontato che un’antenna ponte radio installata su un palazzo produca molti più campi elettromagnetici di un singolo cellulare, seppur attaccato alla testa).
Per chiudere. Fronte pubblicistica: segnalo in libreria l’uscita di un saggio indissolubilmente connesso alle malattie ambientali e in particolare all’Mcs. E’ di Stefano Montanari, scienziato, scopritore delle nano patologie, “Il Pianeta Impolverato” (Arianna Editrice). Fotografa in modo chiaro l’impatto sull’ambiente e le insidie per la nostra salute causato da invisibili inquinanti. Le polveri sottili inorganiche, micro e nano, sono dappertutto: non biodegradabili micron (milionesimi di metro, scrutabili solo con sofisticato microscopio elettronico) vagano liberamente nell’aria, galleggiando, trasportate dal vento, persino da un continente all’altro. Materia solida infinitamente piccola che involontariamente inaliamo, intossicandoci, ritrovandola anche nei prodotti di uso comune, persino alimenti e farmaci, indagati nelle ricerche di Montanari. Informarsi, più che un diritto, è sta sempre più diventando un nostro dovere civico.