Un uomo confessa di aver partecipato all'uccisione di 17 dei 43 ragazzi scomparsi dopo una manifestazione contro la riforma dell'istruzione. Nel fossato, corpi bruciati su cui sono in corso test del Dna. Durante lo stesso corteo del 26 settembre, arrestati 22 agenti per aver sparato sulla folla, uccidendo sei ragazzi. Il procuratore: "Alcuni membri della polizia fanno parte del crimine organizzato"
Sarebbero di alcuni degli studenti scomparsi dopo una manifestazione avvenuta il 26 settembre in Messico i corpi trovati in una fossa comune domenica sera. A rivelarlo un malvivente arrestato proprio per aver partecipato alla strage. Ritrovati almeno 28 corpi nel fossato alle porte di Iguala, 200 chilometri a sud di Città del Messico, dove l’uomo ha confessato che, proprio lì, sono stati uccisi 17 dei 43 studenti “desaparecidos”. La conferma di quanto detto dal malvivente anche da parte del procuratore dello Stato di Guerrero, Inaky Blanco: “I corpi sono stati bruciati e quindi saranno sottoposti ai test del Dna – ha aggiunto Blanco – i cui risultati potrebbero arrivare entro un periodo compreso fra due settimane e due mesi”. Quindi, “finché l’identità dei cadaveri non sarà accertata continueremo le ricerche” degli studenti “desaparecidos”, ha affermato Blanco.
La scomparsa degli studenti risale al 26 settembre, quando un gruppo di alunni della scuola magistrale ‘Raul Isidro Burgos’ di Ayotzinapa, in maggioranza indigeni, era arrivato a Iguala per celebrare il 46esimo anniversario del massacro di Tlatelolco del 2 ottobre 1968, durante la quale oltre 300 giovani vennero uccisi dai reparti speciali dell’esercito e della polizia a pochi giorni dalla cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi di Città del Messico. La manifestazione di fine settembre si opponeva anche alla riforma dell’istruzione e a quelle che ritengono misure discriminatorie in favore degli istituti delle città.
Gli studenti hanno raccontato che alcuni uomini armati, spalleggiati da una ventina di agenti della polizia municipale, li hanno affrontati sostenendo che avevano rubato i veicoli su cui viaggiavano. In pochi minuti, gli agenti hanno aperto il fuoco contro i ragazzi, che si sono messi a correre terrorizzati per le vie della città. Il bilancio finale degli assalti è stato di sei morti: due studenti, due giovani calciatori, un tassista passato per caso sulla linea di fuoco e la sua passeggera. Altre 25 persone sono state ferite e 43 studenti sono da allora scomparsi, secondo quanto hanno denunciato i loro compagni di Ayotzinapa.
La Commissione nazionale messicana per i diritti umani ha aperto un’indagine sul caso per possibili “gravi abusi di diritti umani”, e nella fattispecie possibili esecuzioni e scomparse forzate da parte della polizia di Iguala. Il procuratore Blanco ha annunciato che si sta indagando proprio sul ruolo della polizia negli scontri. Gli investigatori, infatti, hanno ottenuto diversi video che mostrano gli agenti arrestare e portare via un numero imprecisato di studenti. Gli inquirenti hanno concluso che “alcuni membri della polizia municipale fanno parte del crimine organizzato“, ha riferito ancora Blanco. E mentre le indagini proseguono, non si fermano le proteste: nel weekend, 2mila persone hanno bloccato l’autostrada che collega Città del Messico ad Acapulco gridando: “Li avete presi vivi, li rivogliamo vivi”.