All’esautorazione avvenuta tramite circolare da parte del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo risponde chiedendo un’audizione urgente al Csm per replicare, punto su punto, a tutte le contestazioni. Accuse elencate in un documento per supportare la decisione presa venerdì scorso di togliere al magistrato la delega sulle indagini anticorruzione e di assegnarlo all’ufficio esecuzioni penali. Da venerdì scorso la toga trasferita sta preparando una lunga nota. Soprattutto Robledo è già pronta la risposta alla contestazione ‘più suggestiva’, quella sul deposito di circa 170 milioni di euro relativi al caso dei derivati sottoscritti dal Comune di Milano alla Bcc di Carate Brianza, per il quale Bruti Liberati lamenta di non aver ricevuto alcuna spiegazione dal suo aggiunto anche dopo che il Fug (il Fondo unico della Giustizia), una sorta di emanazione di Equitalia, nel luglio del 2012, ha sollevato una contestazione formale su quel deposito alla procura di Milano.
Robledo però replica. Sicuramente il Fug scrisse alla procura di Milano, il procuratore capo, ricevuta la nota, chiese spiegazioni a Robledo. Il quale rispose con un documento di tre pagine, subito dopo. In quella nota l’aggiunto ha ricostruito al ‘capo’ tutto l’iter seguito spiegando che era stato il gip Giuseppe Vanore, nel 2009, a imporre allo stesso Robledo di nominare un custode sulle somme sequestrate per la loro gestione. Cosa che Robledo fece. Non solo. È lo stesso Fug, spiega oggi Robledo, “che non ha un deposito” a indicare in Poste Italiane, istituti di credito o operatori finanziari le eventuali sedi dove accreditare le somme oggetto di sequestro. Con un obbligo: le banche, le Poste o i privati “devono fornire informazioni al Fug in quanto gestori di beni giudiziari”. Il rapporto, quindi, si doveva in quel caso, ma dovrebbe essere prassi in generale, “instaurare – dice Robledo – tra Fug e banche, o Poste o privati. Nella gestione la Procura non c’entra nulla“. Quanto a ‘retropensieri’ sulla scelta della Banca, Robledo sostiene la scelta fatta in accordo con il custode perché quella Bcc garantiva interessi tre volte superiori rispetto a quelli di altre grandi banche. L’operazione venne fatta presso l’agenzia milanese di via Napo Torriani, dove Robledo, ricorda anche oggi, non ha nulla a che vedere: “Ricevevo lì lo stipendio fino al 1995 – sottolinea- poi basta. Non ho conti, non ho acceso mutuo. Non ho alcun rapporto ‘finanziario”.