Era stata pensata come una contromanifestazione pacifica, in difesa dei diritti delle coppie gay e “di disturbo” alla veglia dei cattolici. Si è risolta con qualche manganellata, un ferito e una coda lunghissima di polemiche. Il giorno dopo l’iniziativa bolognese delle Sentinelle in piedi, il movimento conservatore ostile ai diritti degli omosessuali, e le contestazioni degli attivisti lgbt, sono in tanti a prendere le distanze dalla rissa scattata tra militanti dei centri sociali e alcuni esponenti di Forza Nuova, che si erano uniti agli ultrà cattolici.
Il primo a dissociarsi è Vincenzo Branà, presidente dell’ l’Arcigay bolognese, anche lui presente alla protesta contro le Sentinelle. “Domenica c’era una notizia da raccontare: che Bologna è una città umana, contro l’omotransfobia, il sessismo e i razzismi” si legge in un comunicato diffuso in serata dall’associazione.”Invece alcuni irresponsabili, che hanno apertamente strumentalizzato i cittadini e le cittadine scesi in piazza, hanno deciso che la notizia dovesse diventare un’altra, cioè i feriti. Il Cassero condanna qualunque forma di violenza, non fa differenza tra i fascisti nei pensieri e nelle azioni: a tutti dice no”.
Posizione simile a quella di Anna Paola Concia, che in un tweet così commenta la giornata: “Le Sentinelle in piedi ringraziano sentitamente gli antagonisti di Bologna per la pubblicità gratuita e per averle fatte passare per delle vittime”. Mentre il consigliere comunale Pd, Benedetto Zacchiroli, su Facebook scrive: “ A Bologna la stupidità rovina tutto, cancellando la ragione e passando dalla parte del torto. Ma si può essere più violenti dell’ignoranza silenziosa? A quanto pare sì”.
Un dibattito in cui si inserisce anche la Lega Nord. A meno di 24 ore dalla manifestazione, il capogruppo in Comune Manes Bernardini chiede l’uso del pugno duro contro i centri sociali. “Anche ieri giornata di ordinaria follia a Bologna”. Per questo, scrive,”presenterò un ordine del giorno in consiglio comunale per chiedere la chiusura dei centri sociali che si sono resi colpevoli di simili condotte, il Daspo per i loro rappresentanti, espulsione dall’ Università di Bologna per coloro che si rendono colpevoli di simili condotte in città e la fine di qualsiasi aiuto pubblico alle sigle che operano con questi metodi anti-democratici con l’esclusione da qualsiasi bando comunale dei loro associati”.
Chi domenica pomeriggio è passato dal centro di Bologna si è trovato davanti questa scena. Da una parte, in Piazza Galvani, il sit-in di un gruppo, non molto numeroso a dir la verità, di cattolici ed esponenti di estrema destra, protetto da un cordone di poliziotti in tenuta antisommossa. Come in diverse altre città d’Italia, le Sentinelle hanno messo in scena la lettura pubblica di brani scelti in difesa di quella che loro definiscono “famiglia tradizionale” e contro il ddl Scalfarotto. Dall’altra parte un corteo colorato, che al grido di “Bologna rifiuta tutte le discriminazioni” ha sfilato per le vie della città. Presenti anche esponenti dell’Arcigay bolognese e Cathy La Torre, consigliere comunale di Sel. Una volta arrivati davanti alle Sentinelle, il serpentone ha cercato di “oscurare” la veglia, con una protesta rumorosa ma sempre pacifica.
La situazione però si è surriscaladata quando, finita l’iniziativa, alcuni rappresentanti di Forza Nuova sono stati accerchiati dai giovani dei centri sociali e spinti contro una vetrina del centro. Sono intervenuti così gli agenti ed è partita qualche manganellata per allontare gli antifascisti. La rissa è proseguita poi per le vie del centro, con l’inseguimento di un taxi dove erano saliti due neofascisti. Bilancio: un ultrà di destra ferito con un taglio alla testa .