Un carissimo amico pensionato da poco, con il quale passo nottate a smaltire adrenalina, mi ha convinto su una scelta semantica. Lui ha una particolare divisione della società in classi ben determinate. Da buon sociologo di strada (ha fatto il Carabiniere per 40 anni), suddivide gli uomini in tre fasce. Quella mediana l’ha definita quella dei Garzoni. Alla luce di tutto quello che sta accadendo oggi, relativamente alla Trattativa, credo che la definizione sia utile.
Una volta si poteva usare la parola Servitore dello Stato densa di passione ed emozione. Oggi, ci si accorge che forse il mio amico ha ragione e quindi che sarebbe meglio chiamare Garzoni di Stato tutti coloro i quali hanno speso la propria vita a difendere i valori della legalità e della moralità che sono incastonati nella raffigurazione che dobbiamo avere dello Stato. Oggi ci accorgiamo che siamo stati tutti garzoni… garzoni di Stato che in vario modo hanno contribuito al progresso. Siamo garzoni quando paghiamo tasse complicatissime in modo complicatissimo; siamo alle prese in questi giorni con Tasi, Tari, Iuc, vecchia Imu, Tares, F24 che non volano ma pagando i quali acquistiamo inutili F24 che volano (ma se non c’è temporale). E chissà se non tireranno fuori una Bares per l’ultima casa!
Siamo garzoni che pensano di aver abolito le province mentre hanno soltanto annullato il diritto di voto per riprodurle. Garzoni cui si somministra l’idea che ci sarà più lavoro se ci sarà libertà di licenziamento e che si possono fare promesse con scadenza 100 giorni prorogabili a mille. Ci pensate? E come se dicessimo: vabbé il bollo lo paghiamo fra 100 giorni e poi se non ci riusciamo entro i prossimi 1000 giorni. Un modello di rateizzazione per analogia legis da suggerire ai vertici di Equitalia.
Siamo proprio garzoni… altro che sudditi! Potremmo farci la domanda alla Totò: siamo uomini o garzoni? E sì, ha proprio ragione il mio amico che definisce le altre due categorie con parole impronunciabili. Passiamo una esistenza da garzoni sapendo che alla fine si è sempre garzoni di qualcuno fino in alto ai massimi livelli. Ormai le parole onorevoli come cittadino, servitore dello Stato, sono morte sulla bocca della Schifani in quella Cattedrale di Palermo: lo Stato… lo Stato…
Cosa faceva in quei giorni? Con chi e su cosa trattava, mentre i suoi migliori servitori perdevano la vita? Mentre garzoni di altri garzoni trattavano con i garzoni di cosa nostra scambiandosi pizzini come fossero bigliettini di baci perugina. L’unica speranza è che i garzoni si sveglino prima o poi da questo sonno ed al grido di “Garzoni di tutto il mondo Unitevi!” riconquistino la dignità di uomini.
A me, e questo al mio amico l’ho detto, piace essere un garzone… ma soltanto il garzone dei miei figli cui dobbiamo insegnare ogni giorno l’importanza di essere “uomini”.