E’ arrivata per la 17esima volta una fumata nera per l’elezione dei due giudici della Corte Costituzionale. Pd e Forza Italia avevano dato di nuovo indicazioni per votare Luciano Violante e Ignazio Caramazza, l’ex avvocato generale dello Stato, un tecnico che nelle intenzioni di Silvio Berlusconi doveva essere il candidato perfetto per superare le divisioni tra le correnti in Fi, dopo che erano stati bruciati i nomi di Antonio Catricalà e Donato Bruno. Violante ha incassato 506 voti per la Consulta, Caramazza ne ha ricevuti 422, 79 consensi a Donato Bruno; altri 18 sono andati a Lorenza Carlassare. “L’operazione Caramazza” era già fallita e tutti si aspettavano che Forza Italia cambiasse candidato. Non è stato così. Ora che è stato “eliminato” anche Caramazza, a chiedere di verificare i requisiti di eleggibilità di Violante è anche il capogruppo di Fi, Renato Brunetta. A lui rispondono entrambi i capigruppo del Pd, Roberto Speranza e Luigi Zanda: “Violante ha tutti i requisiti per ricoprire la carica di giudice costituzionale”.
In serata Ignazio Caramazza ha annunciato la propria decisione di rinunciare. “Sento di dover rinunciare alla mia candidatura a giudice costituzionale – spiega – per evitare ulteriori coinvolgimenti del mio nome in manovre che considero non in linea con il corretto funzionamento delle Istituzioni”.
Come prevede da mesi il rito ecco un nuovo messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sull’ennesima fumata nera: “Rattrista e preoccupa – dice – che il Parlamento si autoprivi di una facoltà attribuitagli dalla Costituzione”. Il capo dello Stato definisce “motivo di amara riflessione il fatto che a poco sono valse le mie ripetute, obbiettive e disinteressate sollecitazioni perché da nessuna parte si venisse meno a questa prova essenziale di senso delle istituzioni”. “La frammentazione e la conflittualità che segnano gli schieramenti parlamentari – prosegue la nota del Colle – hanno ancor una volta impedito il raggiungimento delle convergenze necessarie per la elezione dei due giudici costituzionali cui le Camere avrebbero dovuto provvedere fin dal 12 giugno scorso”. Il Quirinale ricorda peraltro che “altri due membri della Corte, di nomina presidenziale, stanno per concludere il mandato, ma i loro successori saranno con la massima tempestività nominati”.
Nel frattempo i parlamentari del Movimento Cinque Stelle hanno di nuovo votato scheda bianca, ma Danilo Toninelli lancia l’ennesimo appello a trovare un nome comune per i tre principali gruppi parlamentari (Pd, M5s e Fi). Da Facebook il deputato che fa un po’ da guida dei grillini sui temi delle riforme istituzionali lancia il nome di Franco Modugno, ribadendo che Violante è ineleggibile. “Perché non votare insieme uno tra i più illustri docenti universitari di diritto costituzionale del nostro Paese, qual è il professor Franco Modugno? Un candidato, è vero, che ha presentato il M5S, ma che neppure conosciamo. Lo abbiamo scelto per i titoli e la terzietà dalla politica”. “Chiedo a tutti – sottolinea il deputato M5S – ma soprattutto a quella minoranza del Pd che sembra volere dialogare: perché no?”.
Intanto Teresa Bene, il membro laico eletto dal Parlamento per il Csm e poi dichiarato ineleggibile dal plenum del Consiglio superiore della magistratura, ha chiesto di sospendere la convocazione della seduta comune di Camera e Senato per eleggere il suo sostituto in attesa di farsi dare dagli uffici competenti un “documentato parere” sulla vicenda. La Bene ha inviato un atto al Parlamento: si tratta di un’istanza, presentata con l’assistenza dei suoi legali, che si chiama tecnicamente “atto di significazione“. In esso si ricostruisce la vicenda e su questa base si chiede alle Camere, prima di procedere alla nuova elezione di un membro laico del Csm, di farsi dare dai propri uffici competenti un “documentato parere” sulla decisione di Palazzo dei marescialli. L’obiettivo, spiega la stessa Bene, “è evitare un vulnus alle prerogative del Parlamento”. Ma i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Piero Grasso hanno già risposto picche: il Parlamento va avanti e “non sta certo alle Camere decidere sull’idoneità dei titoli dei candidati”.
Intanto il Parlamento in seduta comune tornerà a riunirsi martedì 14 alle 11 per eleggere il componente togato che dovrebbe prendere il posto della Bene. La decisione, spiega la capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris, “è stata presa a maggioranza perché le opposizioni erano contrarie. Volevamo che si votasse ad oltranza fino al raggiungimento di un’intesa”. Il vicepresidente di Palazzo Madama Roberto Calderoli ironizza: “Molto probabilmente stanno facendo passare il tempo affinché anche Teresa Bene maturi i titoli…”.