Il Fondo monetario internazionale rivede al ribasso le stime di crescita per l’Italia nel 2014 e 2015. Ma, per una volta, è più ottimista del governo. Le nuove previsioni del Fondo danno infatti il prodotto interno lordo a -0,2% quest’anno, 0,5 punti percentuali in meno rispetto a luglio ma 0,1 punti in più rispetto a quanto prefigurato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza presentata il 30 settembre. Secondo il Fmi il Pil tornerà positivo nel 2015, con un progresso dello 0,8%, inferiore di 0,3 punti se confrontato con i dati di luglio ma più dello 0,6% contenuto nelle stime dell’esecutivo. Faranno meglio dell’Italia, comunque, sia la Spagna (+1,3% 2014 e +1,7% nel 2015) sia Grecia (rispettivamente +0,6% e +2,9%). Quanto alla disoccupazione, quest’anno il tasso dovrebbe toccare il suo picco, raggiungendo il 12,6%. Per il prossimo anno è stimato un calo al 12%. Le previsioni per l’Italia vedono anche prezzi quasi fermi, con l’inflazione allo 0,1% quest’anno e allo 0,5% il prossimo, e danno il debito a quota 136,7% del pil, in aumento rispetto al 132,5% del 2013. Nel 2015 il debito sarà invece in lieve flessione, al 136,4%, per scendere al 125,6% solo nel 2019.
Per il complesso dell’area euro le stime sono di una crescita inferiore al previsto: +0,8% quest’anno (-0,3 punti percentuali rispetto a luglio) e +1,3% nel 2015 (-0,2 punti). Mannaia anche sul Pil della Germania, visto ora al +1,4% nel 2014 e al +1,5% nel 2015, in ribasso rispettivamente di 0,5 e 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni di luglio. Peggio ancora la Francia, che dovrebbe crescere dello 0,4% nel 2014 contro lo 0,8% previsto a luglio e dell’1% l’anno prossimo contro l’1,5% di luglio.
Il Fondo presieduto da Christine Lagarde sottolinea che nell’Eurozona sono aumentati i rischi di recessione e resta alto l’allarme sul pericolo di una deflazione, che si accompagna a quello di una stagnazione. I prezzi si manterranno sotto il target della Bce almeno fino al 2019, secondo il Fondo, che prevede un’inflazione allo 0,5% quest’anno e allo 0,9% nel 2015. Se l’outlook dei prezzi non migliora, scrive l’istituzione di Washington, la Bce dovrebbe fare di più: “Se, nonostante le decise azioni adottate a giugno e settembre, non miglioreranno le prospettive di inflazione, la Bce dovrebbe essere pronta a fare di più, inclusi gli acquisti di titoli sovrani“. Nel World economic outlook l’Fmi suggerisce anche di “non rafforzare” gli interventi di consolidamento fiscale in caso di “sorprese di crescita negativa”.
Le stime di crescita globale vengono poi portate al +3,3% per il 2014 (in calo rispetto al 3,4% di luglio) e al +3,8% per l’anno prossimo (rispetto al 4% previsto tre mesi fa). L’aumento del Pil delle economie avanzate dovrebbe essere dell’1,8% quest’anno e del 2,3% nel 2015. Rispetto a luglio resta invariata la previsione sul 2014 mentre è stata limata di 0,1 punti percentuali quella sull’anno prossimo. Accelerano gli Usa, visti a +2,2% quest’anno e +3,1% il prossimo. Rallentano invece le economie emergenti, per cui viene stimato dal Fmi un Pil al +4,4% e al +5% in 2014 e 2015 (era visto a +4,5% e +5,2% in estate).