Questo video non è più disponibile a seguito di un reclamo per violazione dei diritti d’autore presentato da Formula One Management”.

E’ questo il messaggio nel quale si imbatte su YouTube chi cerchi di raggiungere il video nel quale uno spettatore canadese ha catturato, istante per istante, la drammatica sequenza dell’incidente occorso, sulla pista si Suzuka, al pilota di Formula 1, Jules Bianchi.

E analoga è la comunicazione che YouTube ha trasmesso allo spettatore che ha realizzato e caricato il video in questione per segnalargli che Formula One Management ne ha chiesto – ed ottenuto – la rimozione, riferendo appunto di essere la titolare esclusiva di tutti i diritti d’autore sulle immagini girate e poi pubblicate online.

E’ un episodio che si potrebbe lasciar cadere nel silenzio e trattare con superficialità specie davanti al dramma che stanno vivendo il pilota francese ed i suoi cari e alle molte domande sull’evitabilità dell’incidente e, più in generale, sulla sicurezza nelle gare di Formula 1.

Ma sarebbe un errore.

Jules Bianchi, video incidente rimosso

E’, infatti, l’ennesimo episodio di un inaccettabile – eppure diffuso – abuso dei diritti d’autore che vengono piegati al raggiungimento di obiettivi e finalità diversi da quelli in nome dei quali la legge riconosce a taluni soggetti dei sacrosanti diritti di proprietà intellettuale.

Formula One Management, utilizza, evidentemente, l’alibi del diritto d’autore per impedire – o provare ad impedire visto che le immagini in questione hanno ormai fatto il giro del mondo e sono pubblicate ovunque anche online – che le scene dell’incidente di Suzuka siano viste, riviste e magari esaminate e contro esaminate dall’opinione pubblica che potrà così farsi un’idea su quanto e accaduto e formarsi un giudizio indipendente ed autonomo.

Il punto, però, non è se sia giusto o sbagliato che le immagini in questione – certamente forti, drammatiche e, forse, raccapriccianti – circolino in Rete né se Formula One Management in quanto organizzatore dell’evento sportivo abbia o meno un qualche diritto di vietare al mondo intero di continuare a guardarle.

Il punto è che, certamente, questa storia non ha niente a che vedere con il diritto d’autore.

E, d’altra parte, quali sarebbero i diritti d’autore che Formula One Management potrebbe rivendicare sulle immagini del drammatico incidente di Suzuka girate da uno spettatore?

Qui non si discute delle immagini della competizione, di quelle di un sorpasso, di uno pneumatico staccatosi in un incidente ma di un evento drammatico, di straordinario rilievo pubblico tanto che se ne discute il mondo intero e sembra davvero difficile che l’organizzatore di una competizione sportiva possa vantare diritti d’autore su ogni fatto di cronaca che si consuma all’interno della struttura sportiva che ha in gestione.

D’accordo i diritti d’autore e d’accordo la loro sacrosanta tutela ma il diritto di cronaca e la libertà di informazione devono, sempre, venire prima altrimenti si finisce con il riconoscere inaccettabili privative anche sull’informazione.

Ma l’episodio di Suzuka lascia trasparire anche un altro problema che non può essere trascurato oltre: YouTube, giustamente – dal suo punto di vista – ricevuta la richiesta di rimozione ha provveduto, informando l’uploader del contenuto.

Un giudice, probabilmente, se Formula One Management gli avesse chiesto di rimuovere il  video in questione in forza dei propri diritti d’autore, sarebbe stato meno sbrigativo e, magari, avrebbe respinto la richiesta.

Non si può – solo perché è tecnicamente più facile e veloce – continuare a derogare al principio per il quale la libertà di informazione, in tutte le sue piccole e grandi declinazioni, è un diritto fondamentale dell’uomo e del cittadino che può essere limitato e compresso solo nei casi previsti dalla legge e dietro ordine motivato di un giudice.

Si sta rischiando, quasi senza accorgersene – o facendoci poco caso – una pericolosa deriva verso la privatizzazione della giustizia online perché si continua a demandare a soggetti privati che agiscono legittimamente secondo la logica del mercato, di decidere cosa debba rimanere accessibile a chiunque e cosa, invece, debba essere rimosso o disindicizzato.

E’ urgente invertire questa tendenza e restituire ai giudici il potere che compete loro di decidere se, quando e perché la libertà di informazione può – o addirittura deve – essere compressa a tutela di altri diritti o interessi.

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