“Meritocrazia e qualità vengono messi in secondo piano a favore di decisioni errate. Più che dell’articolo 18, sono sicuro che gli imprenditori stranieri siano messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione delle regole assolutamente impensabili in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato”. A pronunciare questa frase è il deputato del Pd Marco Miccoli e le sue parole sarebbero assolutamente condivisibili se si riferissero, ad esempio, alla corruzione e al malcostume di politici e imprenditori italiani che hanno scelto, a suon di mazzette, la via più facile per arricchirsi e scambiarsi favori alla faccia dei cittadini onesti costretti a pagare anche le tasse che loro hanno evaso e a ripagare un debito creato da una classe dirigente che ha mortificato la meritocrazia e la qualità attraverso la promozione del clientelismo e della raccomandazione.
Ma non è così. Miccoli (non il calciatore, sempre il deputato) ha rilasciato questa dichiarazione dopo la partita Juventus-Roma e, indignato per gli errori arbitrali commessi, ha annunciato addirittura un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia Padoan ed un esposto alla Commissione nazionale per le Società e la Borsa. Il deputato piddino, infervorato per i due rigori dati alla Juventus e per la posizione di Vidal sul terzo gol di Bonucci che ha deciso le sorti della partita, ha sollevato un caso di Stato, come se gli errori arbitrali non fossero mai esistiti e Bonucci avesse invaso la Polonia. Sì, perché è di questo che si tratta, di una semplice partita di calcio.
Miccoli ha ricordato che “Roma e Juventus sono società quotate in borsa e quindi gli errori arbitrali oltre a falsare il campionato e a minare la credibilità del Paese incidono anche sugli andamenti delle quotazioni borsistiche e se ci sono stati atti che ledono le normative vigenti ad essere penalizzati sono gli incolpevoli azionisti”. Come? La maggiore preoccupazione degli italiani è che gli azionisti di società private quotate in borsa siano penalizzati dagli errori di un arbitro di una partita di calcio? E le fabbriche che chiudono, e i cassintegrati, e chi si ritrova senza un lavoro dall’oggi al domani, e chi percepisce una pensione da fame? Se chiediamo agli italiani che cosa li indigna di più dubito che la risposta sia l’andamento dei titoli della Roma o della Juve perchè altre sono le domande che in questo momento vorrebbero fare alla politica. Ad esempio, come mai in Italia un pensionato che ruba al supermercato quattro mele e una manciata di noci del valore di 4 euro viene denunciato e un politico che è stato condannato in via definitiva per tangenti come Pietro Longo, Paolo Pillitteri, Gianni De Michelis, Arnaldo Forlani, Paolo Cirino Pomicino (l’elenco potrebbe continuare) percepiscono dallo Stato vitalizi che arrivano oltre i 6000 euro netti al mese?
Ma a rendere l’indignazione post partita bipartisan ci ha pensato il capogruppo alla Camera di Fdi-An che a sua volta ha annunciato un’altra interrogazione parlamentare a Padoan “sul comportamento dell’arbitro Rocchi che avrebbe potuto e potrebbe far scaturire incidenti dalle conseguenze incalcolabili”. E qui siamo al paradosso, come se gli incidenti e la violenza fra i tifosi fossero la conseguenza degli errori arbitrali e non della facilità con cui si fanno entrare negli stadi delinquenti, pregiudicati, avanzi di galera, ultras come Jenny a’ Carogna con licenza di trattare con le istituzioni, fumogeni, petardi e bombe carta penalizzando di fatto le famiglie e il gioco del calcio come dovrebbe realmente essere. A tale proposito, lo scorso maggio all’indomani della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina, Matteo Renzi aveva solennemente promesso a Porta a Porta che il governo avrebbe preso provvedimenti seri convocando le società calcistiche e facendo in modo che fossero queste ultime a pagare l’ordine pubblico negli stadi e non i cittadini. Che ne è stato della promessa? Altro caso di “annuncite” acuta poi sfiammata?