Il sindaco di Parma solleva il problema della guida dei 5 Stelle. E chiede di discutere su come e chi decide nel Movimento: "Serve una squadra forte"
“Vorrei che al Circo Massimo si parlasse di leadership del Movimento: questo è il punto”. In un assolato pomeriggio romano (il 6 ottobre ndr), Federico Pizzarotti dice quello che è ancora indicibile per moltissimi dei 5 Stelle: nella tre giorni del M5S, dal 10 al 12 ottobre, urge discutere di tutto. Perfino di chi comanda, quindi della diarchia Casaleggio-Grillo. “Luigi Di Maio? È competente, ma al Movimento serve una squadra forte e servono i temi” aggiunge. E sono altre sillabe pesanti, a ribadire la sua linea: basta con gli ordini calati dall’alto, largo a una gestione più collegiale, basata sui programmi.
Un nuovo schema per i 5 Stelle: magari capace anche di scegliere una figura da presentarla come candidato premier. Insomma va ancora dritto, il Pizzarotti nume tutelare di dissidenti e scontenti vari, popolarissimo tra gli amministratori a 5 Stelle. Perché c’è un varco sempre più largo, nel Movimento dove gli scontenti crescono. Preoccupati per il pantano politico, per la rotta che non è più chiara. Timorosi di finire al margine della partita, vogliosi di più voce in capitolo. E allora insiste Pizzarotti. Pluriscomunicato, poi riabilitato, ancora sul filo un paio di settimane fa per essere stato a un passo dal candidarsi per le Provinciali. Arriva a Roma in mattinata, per l’incontro alla Camera tra governo e una delegazione dei sindaci. Partecipa anche come membro dell’ufficio di presidenza dell’Anci (ruolo che Casaleggio non ha mai gradito, bocciandolo come “commistione”). I giornali titolano sulla sua esclusione dal palco del Circo Massimo. Ininfluente il post domenicale dello stesso Pizzarotti su Facebook : “Non è importante chi c’è sul palco, ma le idee che si esprimono”. Il post pizzarottiano del lunedì mattina è invece una risposta al Fatto, che ha scritto di suoi sms ai parlamentari: “Mollate Grillo o il Movimento si sgretolerà”. Il sindaco obietta: “Falsità, non ho mai scritto il messaggio che mi viene attribuito”. La certezza è che appare a Montecitorio in completo blu e camicia bianca. I cronisti lo braccano, lui sorride largo, parlotta con i sindaci grillini di Civitavecchia, Pomezia e Comacchio. In aula interviene: “Erogare servizi ai cittadini diventa sempre più difficile, il welfare pare uscito dall’agenda di governo”.
Gli arriva il plauso a microfono aperto del sottogretario Graziano Delrio. “Sono amici” sostiene un deputato emiliano. Ma dietro il Delrio complimentoso c’è anche il discreto eppure continuo corteggiamento del Pd al grillino “irregolare”. Pizzarotti esce dall’aula con una coda di cronisti. Scambia saluto e sorrisi con il sindaco di Firenze, il renziano Dario Nardella. Concede qualche parola sul Circo Massimo: “Sul palco tutti non c’entriamo. Io non ho mai chiesto di parlare alle manifestazioni, neppure alla festa della porchetta. E poi non è che un quarto d’ora…”. Allarga le braccia, come a dire che parlare dal microfono non fa questa differenza. Poi va a pranzo davanti alla Camera, con i tre sindaci e due deputati emiliani. A tavola si parla soprattutto di società partecipate e bilanci.
I sindaci chiedono consigli, Pizzarotti risponde. “Serve più scambio di informazioni nel Movimento” lo sentono dire. All’uscita dal ristorante si fa una foto con i tre colleghi. Finisce presto su Facebook, ed pare più di un souvenir romano. Suona come un modo di rivendicare il legame con gli eletti a livello locale, soprattutto nella sua regione. La possibile filiera di Pizzarotti, che nella Camere ha ancora pochi sodali certi (10-15), ma sui territori potrebbe incassare molto dalla base inquieta. Incrocia i cronisti, il sindaco. E sono le poche parole in cui invoca discussione sulla leadership, la gestione allargata. Ma non vuole lo strappo aperto. E infatti al Tg1 dice: “Con i vertici del M5S nessuna turbolenza, solo confronti corretti per far crescere la discussione. Non ho mai pensato di andarmene, il Movimento è il mio posto”. Da Parma però il capogruppo Marco Bosi torna a pungere: “Manca poco più di un mese alle Regionali e ancora nulla sul programma dell’M5S in Emilia Romagna. Al Movimento fa male chi lo fa notare o chi dice che va sempre tutto bene?”. Sulle chat dei parlamentari invece trabocca il nervosismo degli esclusi dal palco (e non). “Fanno appelli non per la partecipazione dal palco ma per pulire, vi porto le ramazze” ironizza la deputata Silvia Benedetti secondo l’Adn Kronos. In diversi si lamentano per “la scaletta calata dall’alto, come al solito”. A margine, c’è chi non esclude correzioni in corsa. Pizzarotti sarà alla festa sabato. Il deputato Tancredi Turco lo dice chiaro: “Sarò ben lieto di andare a salutarlo e di ringraziarlo per il lavoro a Parma”.
da il Fatto Quotidiano di martedì 7 ottobre 2014