Il sindaco di Bologna prende posizione sulla circolare del ministro dell'Interno che vieta la registrazione dei matrimoni all'estero tra coppie omosessuali
Sull’albo delle unioni gay la strada imboccata dal Comune di Bologna rimane la stessa. E allo stop via circolare annunciato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, il sindaco di Bologna, Virginio Merola, replica con la carta della disobbedienza, facendo intendere di non voler fare nemmeno un passo indietro. “Se vogliono annullare il provvedimento lo facciano loro. Io non lo faccio. Io non obbedisco” ha detto ai cronisti riuniti a Palazzo d’Accursio. Rincarando poi la dose: “Rispondere con circolari a questioni che riguardano la vita concreta di tante persone non è solo burocratico, è tragicomico”.
Parole dure affidate ai microfoni e indirizzate direttamente a Roma, al titolare del Viminale. Anche se quello tra il sindaco e Alfano non è il primo scontro che nasce intorno al registro delle unioni omosessuali, istituito a Bologna da una direttiva emanata il 21 luglio e attivo dal 15 settembre . Già alcune settimane fa, infatti, il prefetto Ennio Maria Soldano aveva chiesto all’amministrazione comunale di annullare tutto: “Il provvedimento non è previsto dall’ordinamento italiano” era stata la motivazione. Anche il quel caso Merola aveva fatto capire di voler tirare dritto. E in risposta al prefetto aveva firmato e dato l’ok a una richiesta di registrazione arrivata da una coppia omosessuale sposata all’estero.
Insomma le parole di Alfano, che ha anche parlato della possibilità di “un annullamento d’ufficio in caso di inerzia”, arrivano a infuocare un dibattito già incandescente. “Leggeremo questa stupida circolare, quando arriverà” ha spiegato ancora Merola. “Ma quali sono motivi di ordine pubblico, che impediscono le trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero? Nessuno”. E ancora. “Noi siamo da tempo sia cittadini italiani sia cittadini europei non posso accettare che lo stato nazionalizzi in senso discriminatorio e anti europeo i diritti civili. Milioni di coppie di cittadini italiani ed europei, aspettano di non essere considerati cittadini di serie B e che finalmente siano riconosciute le unioni civili. Tra questi ci sono anche gli omosessuali”. Per il sindaco quindi serve un passo avanti del Parlamento. “Si decida finalmente ad approvare una legge, questo è il tema che dovrebbe riguardare un ministro della Repubblica. Io sono il sindaco di una città che vuole restare aperta e accogliente e in prima fila nel sostenere i diritti civili. Il sindaco di una città così non può dare sfratto ai sentimenti”.
A Bologna il registro delle unioni civili tra persone dello stesso sesso era stato annunciato all’indomani del Pride, seguendo l’esempio di Napoli, e poi creato grazie a una direttiva comunale firmata a metà luglio. È attivo dal 15 settembre e, anche se in mancanza di un intervento legislativo non ha effetti giuridici, possono essere trascritti matrimoni celebrati all’estero, che in questo modo ottengono un riconoscimento formale.