Dopo aver votato l'esternalizzazione di coro e orchestra, ora il consiglio di amministrazione opta per "contratti quadriennali e replicabili". Ma per arrivare agli stessi guadagni di oggi, gli orchestrali dovranno lavorare il 20% in più. I sindacati: "Presto una grande manifestazione nella Capitale"
Dopo aver votato il licenziamento dei componenti del Teatro dell’Opera di Roma e l’esternalizzazione di coro e orchestra, ora il consiglio di amministrazione fa marcia indietro, almeno sui contenuti della sua operazione. “L’intenzione del cda è di non lasciare a casa nessuno e l’auspicio per la trattativa è appunto di arrivare a questo obiettivo”. È quanto affermato dal sovrintendente dell’Opera Carlo Fuortes, alla Commissione trasparenza del Comune di Roma, a proposito di coristi e orchestrali. Sulla via dell’esternalizzazione, per Fuortes, si può arrivare a uno o due soggetti autonomi dall’Opera, formati da orchestrali e coristi con cui stipulare contratti per quattro anni, anche replicabili. “Per arrivare agli stessi guadagni di oggi, o al minimo a un dieci per cento in meno – continua Fuortes – gli orchestrali dovranno lavorare il venti per cento in più“. E mentre musicisti e coristi non accettano l’esternalizzazione e nell’ultima settimana hanno protestato diverse volte davanti al Teatro, la Cgil annuncia “una mobilitazione nazionale” nella Capitale contro quello che chiamano un “provvedimento mortale” nei confronti del teatro.
Cgil: “Presto mobilitazione nazionale”
“Quanto prima faremo una grande manifestazione nazionale a Roma con tutte le fondazioni liriche nazionali nella quale lanceremo un appello chiedendo il ritiro di questo provvedimento mortale nei confronti del teatro dell’Opera”. Lo spiega Pasquale Faillaci, della Rsa Cgil del Teatro dell’Opera, aggiungendo che “tutti gli enti lirici d’Italia scendono in stato di agitazione e decideranno, sia a livello locale sia a nazionale, tutte le misure da intraprendere”. Per la Cgil la scelta di esternalizzare musicisti e coristi è da condannare perché “non dà nessuna soluzione, ma semplicemente svuota i teatri e li declassa”.
“Cercheremo di avere un dialogo con le istituzioni – sottolinea Faillaci – sperando che il dialogo non venga negato come è successo fino ad adesso. La procedura di licenziamento, infatti, prevede che, in una prima fase, si cerchino misure alternative che non sono ovviamente l’esternalizzazione”. Misure alternative che vanno individuate in una “revisione gestionale da cercare nelle voci di entrata e uscita del teatro”. Faillaci ricorda anche la partecipazione di martedì 7 ottobre a Ballarò come primo appuntamento di una “campagna mediatica di sensibilizzazione” per salvare “un grande teatro che ha maestranze tecniche e complessi artistici di grandissimo livello”, conclude Faillaci.
Marino: “Coro e professori costano 12 milioni di euro l’anno”
Ad annunciare il maxi taglio è stato il sindaco di Roma Ignazio Marino giovedì 2 ottobre. Il sindaco della Capitale ha spiegato che coro e professori d’orchestra costano “circa 12 milioni di euro l’anno” e l’obiettivo è “risparmiarne 4,2 l’anno”. I risparmi che si prevedono con il licenziamento collettivo “sono pari a 3,4 milioni. Questo procedimento coinvolgerà 182 unità di personale su 460, non riguarda gli altri 278. Al momento non abbiamo cancellato l’Aida del 27 novembre”. La stagione lirica dello scorso anno era stata compromessa da continui scioperi sindacali che a metà settembre hanno portato alle dimissioni del direttore musicale Riccardo Muti.