Quello che è successo a noi – piccola realtà nella ricezione turistica, presente su Tripadvisor – non è anomalo, né particolarmente clamoroso. Articoli del Fatto avevano già evidenziato le contraddizioni del portale online; tuttavia, quando a farne le spese non sono più solo gli altri ma tu, i contorni del problema diventano d’un colpo nitidi e tangibili.
Niente di trascendentale, per carità. Solo una recensione fasulla (i nostri clienti sono tutti stranieri, questa è scritta da un’italiana) che, seppur positiva, in un colpo ci ha fatto scendere di due posizioni nella classifica. Non è la tragedia di nessuno, ma la sensazione di essere stati derubati nel cuore della notte – se non di cose materiali, quanto meno della propria credibilità – resta.
Recensire qualcosa di falso perché pagati, o per abbassare il rating di un concorrente, è solo la conseguenza del limite insito nel meccanismo di critica online, materiale che andrebbe maneggiato con cura.
Mettersi in cattedra galvanizza anche gli animi più schivi, che attraverso il “giudizio sovrano” – figlio dell’era del televoto – godono dell’ultima parola ad effetto ritardato.
L’opinione è di per sé soggettiva – quando non espressa da persone oggettivamente competenti -, ne è la prova il fatto che laddove alcuni osannano le qualità eccelse di un locale, definendolo il “miglior ristorante di…” altri lo stroncano brutalmente.
Certo, sono solo pareri. Ma spesso, la smania del pourparler, fa dimenticare che quelle parole magari affrettate o fresco effetto del dopo viaggio, danneggiano gli sforzi e l’impegno della controparte, in pista quattordici ore al giorno per pagarsi i debiti dell’attività.
Su Tripadvisor si può recensire praticamente di tutto, non solo ristoranti o alberghi ma anche monumenti, parchi, piste ciclabili, passeggiate, cose che di norma si trovano sulle guide turistiche descritte nel dettaglio da specialisti con cognizione di causa.
Non è dunque una sorpresa che guide cult come Lonely Planet, stiano affrontando un periodo di crisi, costringendo al licenziamento molti dipendenti.
I limiti di Tripadvisor non sono solo sull’attendibilità, ma sul tipo di turista che rischiano di generare: un prototipo non più in grado di scegliere con la propria testa, ma con quella altrui.
Un turista che non decide documentandosi, raccogliendo informazioni, vagliando più fonti, ma che basa la sua ricerca, veloce, su informazioni stringate (le recensioni appunto).
La crisi dei villaggi turistici, come formula obsoleta non più in linea con le esigenze dei clienti, lasciava presagire la nascita di un turista maggiormente libero e intraprendente, propositivo nell’organizzare il proprio viaggio fai-da-te. Ma l’avvento di Tripadvisor e simili portali, finisce per creare un pubblico di pecoroni che in massa, senza troppe domande, segue la marea e gli “eccellenti” primi della classe, posizionati nella parte alta della classifica.
Intanto, se volete mangiare a Firenze, scordatevi la fiorentina o la ribollita.
Per gli utenti di Tripadvisor, il miglior ristorante, è un locale che prepara sandwiches.