Sui 31,1 miliardi effettivamente saldati solo 8,87 sono stati versati negli otto mesi di vita dell'esecutivo Renzi, mentre 22,4 di esborso risalgono a quando era in carica il predecessore. Il quale peraltro ha stanziato oltre l'80% delle risorse complessive messe a bilancio per soddisfare i creditori
Altro che decisionismo e rapidità. Sul fronte del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione il governo di Matteo Renzi, a otto mesi dall’insediamento, non ha fatto nemmeno la metà di quello di Enrico Letta, che lo ha preceduto sulla poltrona di presidente del Consiglio. A fare i conti è stato il vicedirettore di Libero Franco Bechis durante la trasmissione Il Pagellone, parte del palinsesto della web tv del quotidiano. “Al 22 settembre c’erano 56,8 miliardi nel bilancio dello Stato per pagare i debiti alle imprese, ma di quella somma 47 miliardi, più dell’80%, li ha messi Enrico Letta”, calcola Bechis. “Quindi Matteo Renzi ne ha messi solo 9,3, non i 60 che aveva detto a Floris”. Il riferimento è all’intervista concessa il 26 febbraio a Ballarò, durante la quale l’allora neo premier aveva garantito che erano pronti “60 miliardi” per “fare quello che ha fatto la Spagna”, cioè appunto estinguere i debiti degli enti locali nei confronti dei fornitori.
Bechis ricorda poi come la cifra effettivamente sborsata ammonti a 31,1 miliardi. “Ma anche in questo caso”, rincara la dose il vice di Maurizio Belpietro, “è Letta a fare la parte del leone, perché ne ha pagati 22,4 mentre Matteo Renzi solo 8,87”. Quanto basta per arrivare alla conclusione che “negli otto mesi Letta ha pagato 2,8 miliardi al mese, Renzi 1,1: due volte e mezzo più lento del predecessore”. A dire il vero Letta è rimasto in carica dieci mesi, non otto (dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014), ma anche dividendo la cifra di sua competenza per dieci si ottiene un valore doppio rispetto a quello messo a segno dall’ex sindaco di Firenze.
Eppure Renzi, che il 13 marzo nel salotto di Porta a Porta aveva scommesso con Bruno Vespa di saldare “entro il 21 settembre, giorno di San Matteo”, ha negato di aver disatteso l’impegno. E, via comunicato, ha rivendicato di aver “messo a disposizione” tutte le risorse necessarie per soddisfare i creditori. I 35 miliardi di arretrato calcolati dalla Cgia di Mestre? Tutta colpa dell'”assurdo meccanismo del passato” e della “inefficienza di molti enti locali“, che impediscono il pagamento automatico e rendono necessario, per le imprese creditrici, registrarsi sulla piattaforma web certificazionecrediti.mef.gov.it prima di vedersi riconoscere il dovuto.