Il dilagare dell’Ebola, il terribile morbo infettivo che ha già causato migliaia di morti in Africa e rischia di espandersi anche in altre parti del pianeta, è dovuto in primo luogo alle criminali politiche di smantellamento dei sistemi sanitari imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali e dall’agenda mondiale del potere finanziario. Come spiega Sheri Fink, in un articolo pubblicato sul New York Times ripreso da Internazionale di qualche settimana fa, i tagli al bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno compromesso la sua capacità d’intervenire, a fronte dell’assoluta impossibilità dei poverissimi Paesi africani colpiti, non dotati di alcun sistema di assistenza sanitaria, di farvi fronte. Scrive Fink: “Le unità specializzate nella risposta alle epidemie e alle emergenze sono state ridotte drasticamente, i medici protagonisti delle passate battaglie contro l’Ebola e altre malattie hanno lasciato l’organizzazione, e molti di loro non sono stati sostituiti”. Il vicedirettore dell’Organizzazione, Fukuda, ha dichiarato che “le modifiche di bilancio hanno colpito le strutture incaricate di rispondere alle grandi epidemie”.
E’ del resto tutto il sistema sanitario mondiale che, basato sulle necessità di profitto delle multinazionali farmaceutiche si orienta, secondo la legge del mercato, a far fronte ai bisogni della “clientela solvibile”, trascurando le epidemie che colpiscono i settori più poveri della popolazione mondiale. Ne risulta un evidente effetto boomerang, dato che questi focolai incontrollabili minacciano di espandersi a macchia d’olio e che i virus molte volte riescono a diffondersi superando ogni barriera nazionale o di classe.
Di fronte a questa catastrofe sanitaria dalle dimensioni e dagli effetti ancora non precisamente quantificabili, vale la pena di mettere in rilievo anche alcuni fatti positivi, in netta controtendenza rispetto ai fallimenti della cooperazione internazionale.
In primo luogo l’impegno di Cuba di inviare in Sierra Leone, uno dei Paesi maggiormente colpiti dal morbo, una brigata di 165 medici e operatori sanitari. Scelta che ha ricevuto comprensibilmente il plauso del Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, che ha dichiarato che altri Paesi dovrebbero seguire l’esempio cubano. Com’è noto sono attualmente ben cinquantamila i medici e operatori sanitari cubani operanti in ben sessantasei Paesi del mondo. Cinquantamila “eroi dei nostri tempi” per dirla con il comandante Fidel in uno dei suoi più recenti editoriali sul Granma. Eroi al pari del giovane deputato rivoluzionario venezolano Robert Serra assassinato in casa dai fascisti insieme alla sua compagna. Un contributo, quello cubano, la cui eccezionale importanza è stata onestamente riconosciuta anche dal Washington Post che ricorda anche l’apprezzamento dell’Oms per il sistema sanitario cubano, apprezzamento che vale ben più delle critiche di qualche interessato o disinformato denigratore.
Ma in questo caso occorre anche sottolineare l’estrema positività di un risultato conseguito dalla ricerca medica italiana, con la messa a punto, nei laboratori di un Centro di ricerca situato a Napoli, di un vaccino contro l’Ebola. Risultato tanto più importante a fronte del più volte denunciato disimpegno di governi attuali e passati nei confronti della ricerca, a proposito del quale occorre condividere l’auspicio del direttore del Centro come tale importante risultato contribuisca a far attribuire alla ricerca la sua giusta importanza, considerando che “spesso, erroneamente, in Italia si pensa che investire sulla ricerca sia un investimento a perdere e invece la ricerca – a, se ben fatta, può essere il vero volano dello sviluppo economico“. Occorre del pari far sì che il vaccino sia messo al più presto a disposizione dell’Organizzazione mondiale della sanità e degli operatori attivi nella zona di diffusione del morbo, senza pagare prezzi eccessivi alla multinazionale che ha di recente acquisito il Centro.
E’ sulla base di impegni e risultati di questo tipo che va rilanciata la necessità cooperazione internazionale in materia, che si rivela assolutamente indispensabile per combattere e sconfiggere le epidemie del Terzo Millennio, prodotto di un mondo sempre più diseguale e abbandonato a stesso. Occorre quindi pervenire al più presto a un Accordo bilaterale fra Italia, Cuba e Oms per la lotta all’Ebola e la cooperazione sanitaria internazionale.