I legali del deputato di Forza Italia Giancarlo Galan hanno chiesto il patteggiamento a due anni e 10 mesi di reclusione e una confisca per 2,6 milioni di euro, nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. L’istanza è stata presentata alla procura di Venezia, che l’ha accolta e inviata al Gip per la decisione. I difensori dell’ex governatore del Veneto, ancora oggi presidente della commissione Cultura della Camera, hanno inoltre chiesto gli arresti domiciliari per il loro assistito. Anche in questo caso i pm si sono detti favorevoli.
Per la Procura della Repubblica di Venezia, infatti, l’ipotesi di pena è congrua. “La sanzione complessiva risponde al fondamentale criterio di rieducazione – precisa il procuratore Luigi Delpino e il procuratore aggiunto Carlo Nordio – e ai criteri di ragionevolezza ed economia processuale che hanno ispirato il legislatore a introdurre l’istituto del patteggiamento”. La comunicazione della richiesta di patteggiamento da parte di Giancarlo Galan, in carcere a Opera, è stata fatta con una nota congiunta a firma di Delpino e Nordio. Con 395 voti a favore, il 21 luglio la Camera ha autorizzato l’arresto dell’ex governatore del Veneto, accusato di corruzione. “Sono incazzato e sapete benissimo con chi”, aveva commentato al termine della votazione. Al momento della decisione il deputato di Forza Italia si trovata all’ospedale di Este (Padova) per una gamba rotta, e quindi non si è potuto difendere in Aula. Proprio per i problemi di salute il voto era già stato rinviato una volta.
Ottenuto il sì della Procura al patteggiamento per le accuse nell’inchiesta Mose, Giancarlo Galan potrebbe essere posto ai domiciliari fin da mercoledì 8 ottobre. Finora è sempre stata questa la prassi seguita dal Gip per gli arrestati che hanno chiesto di patteggiare. Una linea che dovrebbe essere seguita anche per Galan. Di fatti il vero passaggio giudiziario si avrà in un secondo momento, quando i legali dell’ex ministro saranno davanti al giudice e ai pm per entrare nel merito del patteggiamento e valutarne la congruità. Per l’inchiesta Mose sono una ventina i patteggiamenti attesi per il 16 ottobre, sul totale di 35 indagati. Uno solo finora è stato respinto, quello dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (pena incongrua), il primo a chiederlo dopo che era stato ai domiciliari per finanziamento illecito dei partiti.