Italiani all'estero in aumento. Solo a Londra nel 2013 ne sono arrivati oltre il 70 per cento in più rispetto all'anno precedente. Chi se ne va, nella maggior parte dei casi, è uomo, non sposato e in età compresa tra i 18 e i 34 anni. Gran Bretagna, Germania, Svizzera e Francia i principali Paesi d'arrivo. Ecco cosa dice il "Rapporto Italiani nel Mondo"
Londra continua a essere la meta più gettonata. In un anno gli italiani arrivati nella capitale britannica sono stati il 71,5 per cento in più. Ma gli ultimi dati diffusi dal “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes-Cei (sotto la sintesi) dicono che la fuga degli italiani verso l’estero continua ad aumentare in assoluto, non solo verso la Gran Bretagna, che si conferma comunque meta preferita, seguita a ruota da Germania, Svizzera e Francia. In un anno, il 2013 rispetto al 2012, il numero dei connazionali che sono espatriati è cresciuto del 16,1%. Sono percentuali gigantesche. E chi se ne va non è un gufo e neanche un rosicone e neppure in disfattista. Se ne va per cercare un futuro che in patria non si intravede e la percentuale cresce in modo inversamente proporzionale rispetto a quanto aumenta la disoccupazione in patria, cala il Pil e diminuiscono le aspettative: nel 2013 se ne sono andati in 94.126 contro i 78.941 del 2012.
Ovviamente stiamo parlando solo delle cifre ufficiali, cioè di quelle persone che si registrano all’Aire (Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero) e quindi entrano nelle statistiche. Secondo le stime dei consolati e delle ambasciate all’estero il numero va come minimo triplicato, se non addirittura quadruplicato, perché mediamente solo uno su quattro si registra. Ma c’è un’altra notizia sorprendente: la regione che ha registrato nel 2013 il maggior numero di partenze è la ricca e florida Lombardia (16.418 partenze ufficialmente registrate). Li vogliamo chiamare nuovi emigranti? Sono piuttosto dei fuggitivi 2.0, che non han niente a che vedere con la vecchia categoria del cervelli in fuga e neppure con quella dei vecchi immigrati in stile Pane e cioccolato.
L’identikit del fuggitivo 2.0 è questo: uomo (56,3% dei casi), non sposato (60%), di età compresa tra i 18 e i 34 anni (in questa fascia di età si colloca il 36,2 per cento degli espatriati). Segue a ruota la classe dei 35-49enni (26,8 per cento), “a riprova – si legge nella relazione – di quanto evidentemente la recessione economica e la disoccupazione siano le effettive cause che spingono a partire”. Londra, con il suo 71,5 % in più è un osservatorio privilegiato. Al Consolato è da un anno stato attivato addirittura uno sportello che si chiama “Primo Approdo”, per dare informazioni e assistenza a chi è appena arrivato. Spesso sono proprio i più giovani e meno preparati a diventare le vittime privilegiate di truffe, false agenzie che promettono soldi in cambio di lavoro, episodi di vero e proprio caporalato, affitti esorbitanti per stamberghe umide e puzzolenti.
Perché Londra è una grande metropoli, ma è anche cattiva e pericolosa. Le cifre dell’esodo sono impressionanti ma i numeri non bastano per raccontare una realtà fatta di nomi e facce e vite che si interrompono in patria e si devono faticosamente ricostruire all’estero. Perché ci si può anche raccontare la bella storia che siamo tutti cittadini del mondo, ma i giovani e le famiglie che arrivano a Londra sono in fuga, non in gita nel mondo.
da Il Fatto Quotidiano dell’8 ottobre 2014