La nazionale femminile di pallavolo impegnata nella fase decisiva della competizione iridata. Al Forum di Assago tutto esaurito, come era accaduto anche a Bari, Roma e nelle città degli altri match. Grande ritorno economico e d'immagine
Adesso viene il bello. Bisogna fare il salto definitivo, provare a prendersi una medaglia. L’Italvolley femminile ha trasformato il lungo mondiale di casa in una corsa entusiasmante verso la finale di domenica. Da più punti di vista. Il lato sportivo, certo. Con 8 vittorie in 9 partite le ragazze del ct Marco Bonitta si presentano alle Final Six che scattano oggi al Forum di Assago come squadra credibile per il podio. Ma anche lontano dalla rete, gli effetti della qualità espressa dal gruppo sono sotto gli occhi di tutti, certificati dalle cifre. Nelle prime due fasi del mondiale che ha coinvolto cinque città lungo lo Stivale sono stati 235.600 gli spettatori che hanno assistito alle 92 partite in programma. Numeri importanti, con riflessi anche sull’economia di Bari, Trieste, Modena, Verona. Oltre a Roma, dove si sono giocate 15 partite.
Bari, per esempio. Nel capoluogo pugliese si sono disputati 23 match – come a Trieste e Verona – e sono state ospitate 10 nazionali, composte mediamente da 20 persone. Alle duecento e più presenze fisse si aggiungono i 65 giornalisti e fotografi stranieri accreditati e le centinaia di tifosi provenienti da tutto il mondo. Difficile tenerne il conto, ma non mancavano i cinesi e certamente 150 belgi erano al seguito delle loro ragazze. Tutti gli allestimenti, il catering e quant’altro ha girato attorno al campo da gioco è stato gestito da ditte del territorio con le conseguenti ricadute in termini economici. Il PalaFlorio è stato il catino ribollente nel quale l’Italia ha trovato le vittorie che sono valse il viaggio finale a Milano, grazie anche alla spinta dei 4500 spettatori (perenne sold out) presenti a ogni partita. E punte di 8000 si sono registrati al PalaLottomatica, per l’esordio di Piccinini e compagne. Bene è andata anche davanti alla tv, con un picco toccato in occasione della tirata sfida con la Cina che ha portato 816mila persone a sintonizzarsi su RaiSport 1.
E allora oggi (mercoledì), si ricomincia. In un girone di ferro. L’Italia giocherà alle 20 contro la Russia, vincitrice delle ultime due edizioni. Venerdì, allo stesso orario, se la vedrà contro le statunitensi allenate da Karch Kiraly, due volte campione olimpico e grande protagonista nel biennio magico di Ravenna agli inizi degli anni ’90. Nell’altra pool sarà battaglia tra Brasile, Cina e la sorpresa Repubblica Dominicana. Da ogni girone verranno fuori due semifinaliste, che si giocheranno l’accesso alla finale di domenica (ore 20). Le azzurre sono candidate d’obbligo per l’atto conclusivo delle due settimane d’impegni. Un po’ perché si gioca in casa, ma soprattutto perché i risultati dicono che il gruppo allenato da Marco Bonitta è solido e capace di guardare chiunque negli occhi. Ci arriva come la squadra che ha giocato meno minuti, in virtù di una capacità di chiudere le partite finora ineguagliabile. E anche come quella che ha vinto di più dopo il Brasile, ancora imbattuto e pronto a migliorare l’argento del 2010.
Alle veterane Francesca Piccinini, Nadia Centoni ed Eleonora Lo Bianco, che tre anni fa ha vinto una partita molto più difficile della pallavolo e nel frattempo ha superato le 520 presenze in azzurro, si aggiunge la freschezza delle altre (Chirichella, Bosetti, Folie, tutte under 21) e il tocco di multiculturalismo con l’italo-argentina Carolina Del Pilar Costagrande e Valentina Diouf, 21 anni milanese di padre senegalese, nonché la torre della squadra con i suoi 202 centimetri d’altezza. Ne viene fuori un gruppo di 28 anni d’età media nel quale non ci sono giocatrici indispensabili. Sembra retorica, eppure è vero. Infatti l’Italvolley entusiasma e trascina. Basta digitare #ConLeAzzurre su Twitter per capire quanto l’Italia sia diventate un vero tormentone che cresce di giorno in giorno. Almeno in 8000 arriveranno oggi al Forum per la prima delle Cinque giornate di Milano. C’è bisogno di tutti, questa volta sottorete, per liberarsi dal dominio russo.