Una class action americana contro lo spot della bevande energetica: "Nessun fondamento scientifico sul fatto che dia la carica, uso forviante delle immagini e dello slogan"
Red Bull non “mette le ali” e dovrà pagare una multa di 13 milioni di dollari per pubblicità ingannevole. Il gruppo austriaco che produce la bevanda energizzante ha patteggiato negli Usa la cifra richiesta nell’ambito di una class action che contestava quanto dichiarato nello spot, ossia che il drink migliora la concentrazione e la velocità di reazione. Chi ha fatto causa si è appellato alla mancanza di un supporto scientifico e all’uso forviante di parole come “ali” e “dare la carica” che darebbero ai consumatori l’impressione, solo apparente, di ricevere un rafforzamento psico-fisico.
In una breve nota Red Bull conferma di aver scelto la via della transazione “per evitare un lungo e caro iter giudiziario negli Usa. Il marketing di Red Bull – sottolinea il gruppo – è sempre stato umoristico, veritiero e corretto”. La class action ha contestato, però, l’assenza di una dimostrazione scientifica anche per le affermazioni dell’azienda che, sempre tramite uno spot, affermava che la Red Bull conterrebbe più caffeina di qualsiasi altra bevanda energetica o di svariate tazze di caffè.