Il bookmaker Stanley Bet è stato oggetto di un decreto di sequestro “per equivalente” per 56 milioni di euro, sul “presupposto di aver evaso l’imposta sui redditi“. Il provvedimento, emesso dalla magistratura di Roma ed eseguito dalla Guardia di Finanza è una “misura punitiva – secondo Stanley – a carico di un operatore dell’Unione Europea ‘colpevole’ di aver perseguito per 15 anni la legalità e il suo diritto alla parità di trattamento. Tutto ciò all’interno di un Paese che, di contro, ha protetto un sistema concessorio caratterizzato da misure legislative discriminatorie e logorato da tre gare contrarie ai principi comunitari”.
“La Procura di Roma – dice ancora Stanley – prima di trarre le attuali conclusioni e procedere al sequestro, non ha valutato fatti, circostanze e documentazione fondamentali e decisive ai fini di una corretta indagine penale, non ha inteso procedere all’audizione dei dirigenti Stanley malgrado fosse stata espressamente richiesta, non ha approfondito i dati contabili, non ha sentito il bisogno di rivolgersi a periti esperti in materia fiscale”. Quindi secondo la società di scommesse: “L’effetto della nuova contestazione del reato fiscale è il medesimo di sempre: impedire l’accesso al mercato nazionale da parte di Stanley e, quindi, il suo legittimo esercizio diretto delle libertà fondamentali”.
“Oggi, alla vigilia del riordino del sistema concessorio fissato nel 2016 – ha detto John Whittaker, amministratore delegato del gruppo di scommesse – compare un nuovo e infamante procedimento penale a carico dei dirigenti della compagnia. Questo dopo che decine di funzionari pubblici, prevalentemente della Guardia di Finanza, sono stati avvisati dell’intenzione di Stanley di chiamarli a giudizio per il risarcimento del danno. Come non pensare – conclude la società – che il nuovo attacco alla Stanley, questa volta dal lato fiscale, non sia direttamente o indirettamente connesso con le chiamate a giudizio dei funzionari della Guardia di Finanza e dell’Aams (i monopoli, ndr)?”.
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Scommesse e fisco, sequestro da 56 milioni al bookmaker Stanley Bet
La società: "Misura punitiva in un sistema protetto che non ci vuole far stare sul suo mercato". La procura di Roma ipotizza evasione fiscale
Il bookmaker Stanley Bet è stato oggetto di un decreto di sequestro “per equivalente” per 56 milioni di euro, sul “presupposto di aver evaso l’imposta sui redditi“. Il provvedimento, emesso dalla magistratura di Roma ed eseguito dalla Guardia di Finanza è una “misura punitiva – secondo Stanley – a carico di un operatore dell’Unione Europea ‘colpevole’ di aver perseguito per 15 anni la legalità e il suo diritto alla parità di trattamento. Tutto ciò all’interno di un Paese che, di contro, ha protetto un sistema concessorio caratterizzato da misure legislative discriminatorie e logorato da tre gare contrarie ai principi comunitari”.
“La Procura di Roma – dice ancora Stanley – prima di trarre le attuali conclusioni e procedere al sequestro, non ha valutato fatti, circostanze e documentazione fondamentali e decisive ai fini di una corretta indagine penale, non ha inteso procedere all’audizione dei dirigenti Stanley malgrado fosse stata espressamente richiesta, non ha approfondito i dati contabili, non ha sentito il bisogno di rivolgersi a periti esperti in materia fiscale”. Quindi secondo la società di scommesse: “L’effetto della nuova contestazione del reato fiscale è il medesimo di sempre: impedire l’accesso al mercato nazionale da parte di Stanley e, quindi, il suo legittimo esercizio diretto delle libertà fondamentali”.
“Oggi, alla vigilia del riordino del sistema concessorio fissato nel 2016 – ha detto John Whittaker, amministratore delegato del gruppo di scommesse – compare un nuovo e infamante procedimento penale a carico dei dirigenti della compagnia. Questo dopo che decine di funzionari pubblici, prevalentemente della Guardia di Finanza, sono stati avvisati dell’intenzione di Stanley di chiamarli a giudizio per il risarcimento del danno. Come non pensare – conclude la società – che il nuovo attacco alla Stanley, questa volta dal lato fiscale, non sia direttamente o indirettamente connesso con le chiamate a giudizio dei funzionari della Guardia di Finanza e dell’Aams (i monopoli, ndr)?”.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Le "elite di sinistra" si sono "recentemente indignate per il discorso di JD Vance a Monaco in cui il vicepresidente ha giustamente affermato che prima di discutere di sicurezza, dobbiamo sapere cosa stiamo difendendo. Non stava parlando di tariffe o bilance commerciali su cui ognuno difenderà i propri interessi preservando la nostra amicizia". Mo ha sottolineato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Cpac.
"Il vicepresidente Vance stava discutendo di identità, democrazia, libertà di parola. In breve, il ruolo storico e la missione dell'Europa. Molti hanno finto di essere indignati, invocando l'orgoglio europeo contro un americano che osa farci la predica. Ma lasciate che ve lo dica io, da persona orgogliosa di essere europea - ha detto ancora - Innanzitutto, se coloro che si sono indignati avessero mostrato lo stesso orgoglio quando l'Europa ha perso la sua autonomia strategica, legando la sua economia a regimi autocratici, o quando i confini europei e il nostro stile di vita sono stati minacciati dall'immigrazione illegale di massa, ora vivremmo in un'Europa più forte".
(Adnkronos) - "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno. So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta".
"Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "So che con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, non vedremo mai più il disastro che abbiamo visto in Afghanistan quattro anni fa. Quindi sicurezza delle frontiere, sicurezza delle frontiere, sicurezza energetica, sicurezza economica, sicurezza alimentare, difesa e sicurezza nazionale per una semplice ragione. Se non sei sicuro, non sei libero". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "C'è una crescente consapevolezza. C'è una crescente consapevolezza in Europa che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo. La felicità dipende dalla libertà e la libertà dipende dal coraggio. Lo abbiamo dimostrato quando abbiamo fermato le invasioni, conquistato le nostre indipendenze e rovesciato i dittatori". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
"E lo abbiamo fatto insieme negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la propria libertà contro un'aggressione brutale. E dobbiamo continuare oggi a lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - In Ucraina "un popolo coraggioso combatte contro una brutale aggressione". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "I nostri avversari sperano che Trump si allontani da noi. Io lo conosco, e scommetto che dimostreremo che si sbagliano. Qualcuno può vedere l'Europa come distante, lontana. Io vi dico: non è così". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio alla convention Cpac a Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "La propaganda diceva che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, avrebbe scoraggiato gli investitori, avrebbe soppresso le libertà, ma erano fake. L'Italia sta meglio, l'economia cresce" l'arrivo di migranti "si è ridotto del 60%. Stiamo facendo aumentare le libertà in tutti gli aspetti della vita del paese". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.