Si apre oggi il XXXII Congresso forense, a Venezia sino a sabato prossimo, dal titolo  “Oltre il mercato. La nuova avvocatura per la società del cambiamento” e come ha sottolineato il presidente Guido Alpa, in esso son riposti già due messaggi che l’Avvocatura trasmetterà al Guardasigilli, al legislatore ed alla società civile: “il primo è un messaggio di coraggio e ottimismo in un momento di ristagno dell’economia e di persistenza della crisi. Il secondo è un messaggio di natura anche morale (…) Non credere che ogni problema della nostra società (non solo quella nazionale, ma anche quella europea) si possa risolvere esclusivamente in termini economici, finanziari, monetari, anche se attualmente questi sembrano i problemi più difficili e più impellenti. Perché la società è composta di un tessuto sociale, di rapporti personali, di valori patrimoniali e ideali in cui il diritto ha un ruolo fondamentale da giocare“.

Il Congresso vedrà la partecipazione di oltre 2000 avvocati, tra cui l’avvocatura istituzionale (Consiglio Nazionale Forense e Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense), quella istituzionale locale (Ordini), quella politica (Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana), quella associazionistica (dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati sino ad Associazione Nazionale Forense, da Aiaf, Unicat, Agi sino alle Camere Civili alle Camere Penali), confrontarsi non solo con variegate mozioni tese a realizzare compiutamente i principi della rappresentanza forense, nell’auspicio (mio e di molti) che ciò palesi compiutamente il principio di democraticità, con l’abbandono di sterili posizioni egoistiche (che pure abbondano nell’avvocatura), ma anche su argomenti di straordinaria importanza per il futuro dell’avvocatura (e dello stesso Paese).

Sabato 11 ottobre è attesa la presenza del Ministro Guardasigilli Andrea Orlando

Tra le tante mozioni anche quella dell’ordine di Roma (in particolare elaborate dal presidente Mauro Vaglio, dal Consigliere Segretario Pietro Di Tosto e dal Consigliere Fabrizio Bruni; mozione poi condivisa da altri Ordini) inerente una proposta di modifica dell’art. 2233 c.c., a tutela della inderogabilità dei parametri forensi nei confronti dei “clienti forti” (per es. banche, assicurazioni etc.) finalizzata ad impedire che impongano compensi indecorosi e svilenti la dignità della professione intellettuale forense.

Il mio auspicio è che in questa delicata assise l’avvocatura sappia cogliere diverse sfide, fondamentali per recuperare credibilità, dignità, autorevolezza verso l’opinione pubblica e verso il sistema Paese, tra le quali: a) assunzione di un rigore deontologico (troppo spesso tradito dagli stessi Ordini chiamativi a vigilare e disciplinare) necessario per l’esercizio di una “professione” di estrema delicatezza (tutela dei diritti) che pretende la massima reputazione; b) proiezione verso la modernità che pretende una formazione differente rispetto a quella interpretata sino ad oggi (apertura verso mercati esteri che però necessitano della conoscenza di lingue straniere; specializzazione reale e non virtuale; organizzazione di studi associati e multidisciplinari; iper informatizzazione, oggi assai scarsa); c) difesa ad oltranza della Costituzione e dei principi fondamentali oggi interamente sacrificati dai governanti (diritto alla difesa; diritto ad un fisco equo; diritto al lavoro; diritto alla tutela della salute e dell’ambiente etc.), con interventi unitari, coraggiosi ed incisivi (la difesa dei diritti non si fa solo individualmente o a chiacchere, ma anche collegialmente e duramente) etc.; d) comunicazione efficiente, al fine di far comprendere all’opinione pubblica che l’avvocatura non è una lobby (non è “legislatore”, non lo condiziona poiché diversamente non sarebbe in questa penosa condizione) e quale sia la delicatezza della nostra funzione (spesso in balia di decisioni avventate della magistratura, ove non in balia della loro inadempienza; e) rapporto costante, serio e costruttivo tanto verso la magistratura quanto verso il legislatore ma forte, autonomo, indipendente e pungente (costruttivo), dunque senza piaggeria o timore reverenziale; f) attenzione ai soggetti più deboli (giovani in primis), tanto all’interno dell’avvocatura quanto all’esterno.

Sapremo cogliere queste sfide abbandonando egoismi, incrostazioni e posizioni consolidate?       

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