L’esercizio del diritto di recesso per 60 milioni di azioni da parte degli azionisti contrari alla fusione con Chrysler costerà a Fiat 416,6 milioni di euro. Il gruppo ha infatti deciso di non collocare in Borsa le azioni ricomprate dai soci che dopo l’assemblea dell’1 agosto che ha dato il via libera all’operazione hanno deciso di uscire dal capitale della casa automobilistica. Si tratta in tutto di 53,9 milioni di azioni che il gruppo guidato da Sergio Marchionne aveva offerto in opzione agli altri azionisti eventualmente interessati. Che ne hanno però rilevate solo 6,085 milioni.

Le altre, appunto, non saranno collocate a Piazza Affari e, quindi, Wall Street ma comprate da Fca che le pagherà 7,727 euro l’una, il valore di liquidazione previsto per chi avesse esercitato il recesso. L’esborso complessivo per il gruppo automobilistico, che liquiderà la somma il 14 ottobre, sarà dunque di circa 416,6 milioni di euro.  Come è noto, una delle condizioni perché la fusione transfrontaliera con l’azienda di Detroit andasse a compimento era che la spesa legata ai recessi non superasse il tetto di 500 milioni di euro. In assemblea l’8% del capitale si era espresso contro l’operazione e altrettanti soci si sono astenuti, ma non tutti hanno poi esercitato il diritto di recesso. 

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