“Non ci accontentiamo di un compromesso sulle unioni civili, noi esigiamo una legge per i matrimoni e per le adozioni”. Roberto e Riccardo sono una coppia di gay borghesi cinquantenni. Uno è medico, l’altro ingegnere, convivono a Milano, dove “un amore a prima vista” li folgorò oltre dieci anni fa. Nel maggio del 2012 si sono sposati a New York. “La funzione è durata tre minuti, per la legge di quello Stato siamo sposati a tutti gli effetti, ma il nostro certificato non vale nulla in Italia. Noi per la Repubblica Italiana non esistiamo”. Dopo l’annuncio della circolare del ministro Alfano ai prefetti, per molte coppie come loro sarà più difficile chiedere la trascrizione del proprio matrimonio celebrato all’estero nel registro municipale delle unioni civili, anche se molti sindaci sono decisi ad andare avanti. In attesa che il testo di legge sulle unioni civili annunciato dal Pd faccia chiarezza sulla questione, mentre i sit in delle “sentinele in piedi” fanno crescere la temperatura di un dibattito che inevitabilmente divide le coscienze, abbiamo raccolto la loro testimonianza, incentrata su un punto: “Una legge ben fatta servirà prima di tutto a favorire la cultura dell’integrazione, contro ogni forma di omofobia, com’è già accaduto in Spagna”. Questa intervista è il numero zero di una nuova rubrica del fattoquotidiano.it: “Un volto fra la folla”, storie di persone che contribuiscono a raccontare il tempo in cui viviamo di Franz Baraggino e Piero Ricca, musiche di Nicola Gelo
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