Si tratta di Indovina chi viene a cena, una delle iniziative più interessanti della Rete Italiana di Cultura Popolare, realtà che vi consiglio di conoscere ed approfondire. Nata con lo scopo di tutelare e trasmettere le culture dei nostri territori e i riti sociali, ha negli anni sviluppato tutta una serie di eventi ed idee, tra cui un’ottima web radio gratuita.
La prima volta che ho partecipato ad una delle serate di Ricp, mi sono trovato sul palco ad improvvisare insieme ai poeti dell’ottava rima. La sfida tra la poesia popolare ed il rap è stata molto divertente (e non ne sono uscito poi così male) ma, in tutta onestà, vi devo confessare che le mie rime baciate Aabb erano molto più semplici da costruire al volo rispetto alle loro strofe da 8 endecasillabi rimati in Abababcc.
Per il resto, l’atmosfera era sorprendentemente simile a quella che ho visto in numerose battaglie di freestyle: lo stile e l’orgoglio dei partecipanti, l’ironia e la presa in giro, una certa elettricità di fondo per cui a nessuno va di uscire sconfitto, con il pubblico che la percepisce e ne è catturato.
Nel 2014 il rap non è più solo un genere d’importazione in Italia, ed è tempo che si misuri con la cultura popolare così come si misura ogni giorno con il mercato e le hit parade. Le nostre regioni vantano una ricca tradizione di rime e canoni trasmessi oralmente da generazioni, e ci sono ancora anziani contadini e pastori quasi analfabeti che conoscono a memoria Dante e Tasso (l’ottava rima è appunto il metro di Tasso, Ariosto, forse per primo di Boccaccio…).
Ma la poesia popolare è creazione oltre che trasmissione: quando a scuola studiai la teoria gramsciana dell’intellettuale organico, mi ricordo che il primo esempio che mi venne in mente furono proprio i nostri poeti e scrittori dialettali, lavoratori dalla vita assolutamente ordinaria ma dotati di questa scintilla del saper vedere e saper raccontare.
Mi perdonerete l’azzardo se dico che oggi tocca (anche) a noi rapper prenderne il posto e raccoglierne il testimone. Il punto di forza della nostra musica è (dovrebbe essere) la parola ed il legame profondo con la realtà ed il posto in cui viviamo. Non è tra noi che va cercato il nuovo Sommo Poeta e non chiedo a nessuno di imparare a memoria la Gerusalemme Liberata, ma sarebbe bello – e forse anche possibile – essere gli artisti popolari che interpretano nostro tempo, con la stessa forza e credibilità di chi ci ha preceduto.