A Trento è scoppiato un caso mediatico per un nuovo corso pomeridiano dedicato alle bambine dai 5 agli 11 anni con lezioni di canto, danza, bella calligrafia, inglese, rudimenti per l’ora del tè, buone maniere e gran ballo finale. La “Scuola delle principesse” (pubblicizzata con un’immagine di Shirley Temple sul trono) è diretta da Livia Farnese, ex cantante lirica che ha vissuto a Londra e a New York. Le prime critiche sono arrivate sul sito “Il Trentino dei bambini” dove la notizia è apparsa nei giorni scorsi. Alcune lettrici hanno commentato che è grave che si promuovano ancora questi stereotipi e “recinti rosa” e che c’è chi “lavora faticosamente tutti i giorni per il riscatto delle bambine che qualcuno considera ancora un grazioso decoro”.
A suscitare reazioni indignate in particolare l’incipit del “manifesto” del corso, in cui si legge che “ le differenze di genere si sono pressoché estinte”. E’ stata poi la volta di Loredana Lipperini che ha inserito l’iniziativa nella sezione del suo blog “Annichilimenti” commentando “Ditemi che non è vero”. Farnese si dice sorpresa da tutta questa attenzione che non ha cercato. “Io non voglio creare delle geishe. Ho deciso di usare la parola principessa perché mi sono rifatta a grandi donne del passato come Elisabetta I d’Inghilterra e Matilde di Canossa, con caratteri forti e indiscusso valore intellettuale. Non insegno certo la subordinazione. Rivendico il diritto a non dover scimmiottare certi comportamenti maschili, a valorizzare il proprio lato femminile e le buone maniere che sono un modo per accedere ai posti di responsabilità ancora prerogativa degli uomini. Il sistema si può cambiare soltanto dall’interno e lo dico con cognizione di causa dato che per anni sono stata immersa nella carriera della lirica”.
Poco distante, a Gardolo, comune di 14mila abitanti in provincia di Trento, c’è un altro corso con un nome simile: l'”Accademia delle principesse“. Esiste da due anni e fino a pochi giorni fa non aveva fatto scalpore. “Ci tengo a dire che non c’entriamo con la scuola di Trento e che non siamo contente di questa esposizione mediatica – precisa Janna Konyaeva, una delle insegnanti e organizzatrici, attrice e regista con un passato al Teatro stabile di Mosca. – Le bimbe sono felici di venire da noi tanto che siamo piene e non possiamo accettare nuove iscritte. Noi cerchiamo di sviluppare la loro parte creativa. Ad esempio lo scorso anno il tema dell’Accademia era “Il filo magico di Arianna”. Abbiamo cominciato facendo disegnare e poi cucire una tunica greca con corona per le Barbie. Abbiamo poi esplorato la cultura del tempo, con storie animate attraverso il teatro e la danza. La nostra è un’Accademia pensata per insegnare alle femminucce attività che si sono ormai perse, come ad esempio cucire e ricamare. Un modo interessante e piacevole di passare i pomeriggi, molto meglio che stare davanti al computer o alla televisione”.
Secondo Valentina Musmeci, docente di inglese a Trento con esperienze di educazione contro gli stereotipi di genere, “queste due iniziative sono dei ritorni indietro nel tempo, cose che possono succedere dopo un periodo di lotta intensa per l’educazione alla parità come quella che è stata fatta sul nostro territorio. Trovo certamente preoccupante l’uso dell’immagine della principessa che rimanda a un’idea di competizione perenne tra donne perché di principe ce n’è uno solo. L’educazione dovrebbe servire per fare in modo che le bambine sappiano autonomamente seguire le proprie aspirazioni e imparino a dire di no quando serve. Credo comunque si possa trovare un elemento positivo rispetto alla situazione: la partecipazione a questi corsi indica che c’è un vuoto da riempire. Immagino che se si organizzassero laboratori che hanno come modello per esempio una Lara Croft, in cui si insegnano tecniche di sopravvivenza, elementi di storia e archeologia, di informatica, di meccanica e sport avventurosi, che anche le bambine amano, si avrebbero sicuramente parecchie iscritte”.