Tutto è avvenuto proprio alla vigilia delle manifestazioni programmate nella vicina Ferguson per protestare ancora una volta contro l’uccisione di Michael Brown. Secondo le dichiarazioni della polizia dopo che 'almeno' tre colpi sono stati sparati contro di lui, ma ancora non è chiaro quanti colpi hanno raggiunto la vittima che anche in questo caso è un ragazzo afroamericano. La famiglia: "Era disarmato"
Nuove proteste sono scoppiate nell’area metropolitana di Saint Louis, in Missouri, dopo che la notte scorsa un agente fuori servizio ha ucciso un 18enne con 17 colpi di pistola. Lo scorso agosto la città aveva vissuto momenti di grande tensione per l’omicidio dello studente Michael Brown (nella foto). Tutto è avvenuto proprio alla vigilia delle manifestazioni programmate nella vicina Ferguson per protestare ancora una volta contro l’uccisione dello studente colpito con sei proiettili, tra cui due alla testa mentre aveva le mani alzate.
E’ accaduto ancora. Un altro adolescente nero è morto per mano di un agente di polizia bianco. Il teatro è lo stesso, Ferguson e dintorni, St. Louis per la precisione, l’area metropolitana più grande del Missouri. Il copione, anche quello, si è ripetuto, un agente bianco che fa fuoco contro un ragazzo afroamericano, uccidendolo. Questa volta tuttavia la vittima era armata. Secondo le prime ricostruzioni della polizia, l’agente, poco più che trentenne ma con alle spalle sei anni di servizio, ha agito per legittima difesa quando il ragazzo, identificato come Vonderrit Deondre Myers, ha cominciato a sparargli contro.
La tragedia è avvenuta ieri sera, proprio alla vigilia delle manifestazioni programmate nella vicina Ferguson per sostenere la causa di Michael Brown. Il poliziotto, la cui identità ancora non è stata rivelata, era fuori servizio ma indossava ugualmente un’uniforme, perché stava svolgendo un secondo lavoro come agente di sicurezza. Sam Dotson, capo della polizia di St. Louis, ha spiegato che tre persone sono fuggite dopo averlo visto. A quel punto è nato un inseguimento, perché uno dei ragazzi si teneva i pantaloni in modo da lasciar credere di avere una pistola. Quando i fuggiaschi sono stati raggiunti è nata una lite tra l’agente e il 18enne. Il ragazzo avrebbe sparato tre colpi contro il poliziotto, che a quel punto avrebbe risposto facendo fuoco, 17 volte. Non è ancora chiaro quanti colpi abbiano raggiunto il ragazzo. Sul luogo della sparatoria è stata ritrovata una pistola calibro nove. Dotson ha anche precisato che il ragazzo ucciso non è “sconosciuto” alla polizia, ma non ha tuttavia fornito ulteriori dettagli. Gli altri due adolescenti non sono stati ancora presi.
Alla notizia della sparatoria, la rabbia dei residenti della zona è subito esplosa e le manifestazioni di violenza non si sono fatte attendere. Alcune macchine della polizia sono state prese d’assalto e danneggiate, anche se questa volta, a differenza di quanto è successo dopo l’uccisione di Michael Brown, non ci sono stati saccheggi o vetrine di negozi mandate in frantumi. “Basta con questi poliziotti killer – ha gridato qualcuno tra la folla – devono andarsene”. “Era il piccolo di qualcuno – ha gridato un altro – pensate ai vostri figli”.
E il rischio di un’esplosione di nuovi scontri razziali resta alto. Il mese prossimo, il giudice deciderà se incriminare Darrenn Wilson, l’agente che ha ucciso Michael Brown. In attesa di tale decisione, secondo quanto trapelato, la polizia e le autorità cittadine stanno già lavorando a dei piani di emergenza per prevenire e affrontare un’eventuale esplosione di nuovi tumulti. Soprattutto se il poliziotto verrà prosciolto. Un paio di mesi fa, le tensioni scatenate dopo la morte di Michael Brown costrinsero Barack Obama ad anticipare il suo rientro dalle vacanze. Il presidente in seguito ha ordinato un’indagine federale per verificare se nei metodi e nelle procedure utilizzate dalla polizia di Ferguson si possano ravvisare elementi di razzismo