Almeno questa volta i politici compiano un atto di rispetto nei confronti della Liguria: restino a Roma. Ma anche a Genova, nei loro palazzi. Non vengano ad aggiungere oltraggio a oltraggio. Si facciano vedere quando i lavori saranno ultimati. Quando tutti i fondi saranno stanziati. E non stringano con la destra le mani delle vittime, mentre con la sinistra firmano progetti che preparano la strada a nuove alluvioni. Perché la pioggia è l’ultima goccia. Le nuvole che hanno devastato ancora Genova sono state prima alimentate da decenni di cattiva politica, di incompetenza, se non di corruzione.

La tragedia di Genova ci insegna quanto sia fondamentale la politica, che decide della nostra vita. E, talvolta, della nostra morte. È un compito altissimo, che comporta responsabilità immense. Ma, se ne derivano onore e prestigio, non devono essere taciute le colpe che producono conseguenze drammatiche. 

È responsabile dell’alluvione che ha devastato la Liguria chi per decenni ha ricoperto di cemento le alture liguri (perfino nelle zone a rischio). È responsabile chi ha approvato progetti di porticcioli che con i loro moli rischiano di imbrigliare le acque dei fiumi. È responsabile chi ha trascurato la pulizia dei rivi, preferendo opere che consentono inaugurazioni in pompa magna. È responsabile – ci pensi finché è in tempo, presidente Renzi – chi stanzia miliardi per grandi opere inutili, quando non si trova una manciata di milioni per salvare la vita dei cittadini. 

Non esiste solo la responsabilità penale. C’è anche quella politica. E in fondo quella morale. Che non accetta prescrizioni né amnistie: te la porti dentro per tutta la vita.

Il Fatto Quotidiano, 11 ottobre 2014

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