Nuove restrizioni che si aggiungono a quelle già in atto nel comune reggiano, che prevedono la presenza di sale pubbliche per il gioco solo in zone lontane da quelle residenziali e all’interno di aree produttive che dispongano di ampi parcheggi
Niente più sale per gioco d’azzardo e scommesse senza passare dal consiglio comunale. Reggio Emilia è la prima città in Italia a mettere i bastoni tra le ruote all’arrivo di nuove sale da gioco con slot machine e centri scommesse. D’ora in avanti infatti l’insediamento di questi tipi di attività dovrà passare per il voto del consiglio comunale ed essere previsto all’interno del Poc, il piano operativo comunale con cui si programmano gli interventi sul territorio. Nuove restrizioni che si aggiungono a quelle già in atto nel comune reggiano, che prevedono la presenza di sale pubbliche per il gioco solo in zone lontane da quelle residenziali e all’interno di aree produttive che dispongano di ampi parcheggi.
“Il passaggio dal consiglio è una restrizione più totale rispetto a quelle che già c’erano, che hanno contribuito in questi anni a rallentare di molto la diffusione del fenomeno delle sale – ha spiegato il sindaco Luca Vecchi – In questo modo i tempi dei permessi si dilateranno di molto, e comunque tutto sarà deciso dalla collettività del consiglio”. La scelta potrebbe esporre il Comune al rischio di numerosi ricorsi, perché il provvedimento introduce delle condizioni molto restrittive rispetto alla normativa nazionale, che non pone obblighi particolari per questa tipologia di attività rispetto a quelle previste nelle aree produttive. “Ci sono già stati ricorsi e il Comune ha sempre tenuto testa, e sicuramente ce ne saranno altri in futuro a cui risponderemo – ha aggiunto il primo cittadino – Abbiamo preso questa decisione e speriamo che anche altre città seguano il nostro esempio”.
Il provvedimento della giunta del neosindaco Pd è inserito in un quadro più ampio presentato insieme all’assessore alla Rigenerazione urbana Alex Pratissoli, che prevede anche un giro di vite sulla legalità nel settore dell’edilizia pubblica e privata. Le verifiche antimafia per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi convenzionati saranno infatti eseguite preventivamente, ancora prima degli accordi sulle convenzioni urbanistiche, e non alla vigilia dei lavori, come accade attualmente. In questo modo sarà avviato un controllo dall’inizio alla fine dell’iter di autorizzazione e anche di quello di esecuzione, che comporterà accertamenti sulle imprese prima e durante i lavori, e anche in caso di subentro di nuovi soggetti in corso d’opera. “Siamo riusciti a inserire queste nuove forme di controlli per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata” ha aggiunto Vecchi. Misure condivise anche con la Prefettura, che hanno l’obiettivo di evitare in futuro situazioni simili a quella della scuola di Montecchio, rimasta un cantiere perché la ditta che doveva realizzarla ha abbandonato i lavori dopo non avere mai presentato il certificato antimafia.
Le certificazioni riguarderanno anche la compravendita di immobili, questa volta a garanzia dei privati, che da una documentazione rilasciata in accordo con notai e ordini professionali potranno avere la garanzia della regolarità edilizia e urbanistica su quanto acquistato, in modo da evitare contenziosi in un secondo momento. Nel pacchetto sono previste anche nuove opportunità per incentivare la riqualificazione di intere zone e favorire il recupero del patrimonio esistente evitando il consumo di suolo, semplificando le pratiche burocratiche in ambiti speciali del territorio comunale, come la zona stazione, il quartiere Santa Croce, la via Emilia e l’area produttiva di Mancasale.
“Le misure che abbiamo introdotto, che da una parte pongono limiti e dall’altra snelliscono le pratiche burocratiche, non sono in antitesi – ha concluso Vecchi – Vogliamo dare un incentivo al rilancio di zone industriali, ma allo stesso tempo ci teniamo a impegnarci per il massimo rispetto della legalità, alzando gli standard di controllo per impedire una diffusione capillare della malavita nel territorio”.