1) Lo spendi e spandi effendi non ha funzionato e non può funzionare
2) Le misure temporanee con buona pace anche di Luca Ricolfi, degli 80€ di Renzi e dell’anticipo del TFR (che piace anche a Passera) non possono avere effetti permanenti
3) Lo slogan di Robin Hood, rubare ai ricchi per dare ai poveri non è una politica economica efficace
Il punto 1 è tra i più amati dagli italiani, complice una pessima rappresentazione propagandistica delle idee dell’economista inglese a cura dei kriptomarxisti che vorrebbero far rientrare dalla finestra la pianificazione dello Stato che la storia aveva messo alla porta. Se tutto va male e non sappiamo a che santo votarci quale ricetta migliore che non costruire porti, strade a spese dello Stato? Posto che il mercato da solo non sembra capace di ripartire perchè non ricorrere a un robusto intervento pubblico nell’economia? Perché non funziona, non ha funzionato e non può funzionare.
Primo elemento puramente logico: se bastasse spendere e spandere per far crescere l’economia anche un’idiota potrebbe farlo e tutti i paesi del mondo (incluse le dittature comuniste) crescerebbero allegramente. Secondo elemento puramente storico: abbiamo un debito pubblico (figlio della spesa passata) enorme a e una crescita economica misera a testimoniare che il giochino nel nostro paese non ha funzionato. Terzo elemento di approfondimento: la qualità della spesa conta maledettamente (anche se certi premi nobel preferiscono ignorarlo). Portare la fibra ottica dove non c’è può avere effetti positivi (e va capito come, dove e quando) assumere gente in una municipalizzata per non lavorare, serve solo a portare voti a qualcuno.
No, la spesa pubblica non è una bacchetta magica e non è la spinta che serve al paese per ripartire. Non è così perché non esiste il moto perpetuo (con buona pace dei keynesiani italidioti), perchè ci abbiamo provato e non ha funzionato e perché la classe dirigente italiana si caratterizza per la tendenza, quando spende soldi pubblici, a farlo molto male.
Il punto 2 sembra banale però ci si ricasca sempre. Detassiamo il primo periodo, incentiviamo investimenti per un po’ e poi? Poi passato l’incentivo finisce la festa. Anche qui, logica: perché un beneficio temporaneo e di durata limitata, dovrebbe indurmi a prendere decisioni di lungo termine (tipo assumere qualcuno o fare investimenti)? Storia che fine hanno fatto i contributi del nostro stato a grandi imprese italiane e non? Vedere la voce fiat di wikipedia.
Il punto 3 è quello moralmente più bello tra l’altro corroborato dal supporto di certi super ricchi come Buffet e Gates. In primis distinguiamo due misure di ricchezza: il reddito annuo e il patrimonio. Buffet, che è favorevole a forti imposte sui redditi elevati, guadagna 100mila dollari all’anno, ma ha un patrimonio di 30 miliardi. Come li colpiamo i ricchi? Tassando di più chi guadagna tanto o colpendo i patrimoni (che talvolta sono impiegati in attività non liquide come gli immobili)? Ma soprattutto, quale obbiettivo ci proponiamo?
Il ragionamento più semplice è: i ricchi vivono gaudentemente nei loro castelli e i poveri crepano per strada, per cui togliere ai ricchi svogliati e dare ai poveri, oltre che nobile fa crescer l’economia perché i poveri spendono quel che i ricchi avrebbero accumulato in modo improduttivo.
Cosa non funziona?
-la realtà non è fatta di pochi ricchi nei castelli, ma di moltissime classi intermedie il che complica non poco il ragionamento
-la pressione fiscale in Italia è già tra le più elevate al mondo aumentarla concentrandosi sui più ricchi può avere effetti, non previsti e con implicazioni contrarie a quelle desiderate in partenza
– chi è più ricco ha maggiore interesse e risorse per difendersi dalle modifiche nel sistema fiscale quindi i provvedimenti potrebbero essere inefficaci in un sistema distorto come il nostro e caratterizzato da evasione fiscale si rischia di colpire chi è onesto e solo formalmente ricco perché già vessato da una pressione fiscale eccessiva e risparmiare chi già oggi non paga le imposte che dovrebbe.
Morale della favola? Non è sotterrando le monete come ci suggeriscono il gatto e la volpe che torneremo a crescere: se vogliamo che il motore del paese si rimetta in moto occorre operare le riparazioni necessarie e far pagare il conto a chi fino ad oggi ha beneficiato di un credito immeritato.