"Le riforme che si vanno delineando sono lontane da quella rivoluzione che, secondo facili slogan, dovrebbe restituire alla giustizia piena efficienza e decoro", ha dichiarato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, nel corso del suo intervento al Comitato direttivo centrale
L’Associazione nazionale magistrati dice “basta” a quelle che reputa delle “provocazioni” da parte del Presidente del consiglio, Matteo Renzi. “Assistiamo da tempo a interventi che eccedono i confini della semplice riforma tecnica – ha dichiarato il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, nel corso del suo intervento al Comitato direttivo centrale dell’associazione – Inutili provocazioni, come il ritornello, ripetuto fino all’altro ieri, che la Anm avrebbe protestato contro il tetto stipendiale massimo e avrebbe considerato la riduzione delle ferie alla stregua di un attentato alla democrazia“. Pure barzellette raccontate da una politica “ormai in vacanza”, dicono i magistrati riferendosi alle recenti dichiarazioni di Renzi, che portano così avanti lo scontro tra il governo e i togati iniziato già dopo la partecipazione del premier a “Che Tempo Che Fa”, a fine settembre.
“Le favole di Renzi – continua Sabelli – non diventano vere solo perché raccontate sempre più spesso”. Secondo il presidente dell’Anm, le accuse e gli attacchi che arrivano dal Presidente del Consiglio fanno parte del tentativo di scaricare la responsabilità sulla classe dei magistrati di quelli che saranno gli insuccessi del governo in materia di giustizia. “Le riforme che si vanno delineando – spiega – sono lontane da quella rivoluzione che, secondo facili slogan, dovrebbe restituire alla giustizia piena efficienza e decoro”. Sabelli sostiene che il dibattito pubblico stia sfociando in inutili polemiche, per volere del premier stesso, nate per esigenze di propaganda. Questo tipo di misure “creerà molti problemi organizzativi non aumenterà l’efficienza del sistema”.
Il decreto legge in discussione non porterà i cambiamenti sperati, dicono le toghe, anche perché i suoi punti non sono stati discussi con le categorie coinvolte: “Una riforma annunciata in diretta televisiva, con l’ossimoro di un decreto legge a efficacia differita e con l’accostamento suggestivo e offensivo tra una presunta e inesistente chiusura estiva dei tribunali e i ritardi della giustizia”.